Il Bianco e il Nero, Baldassarre: "Mattarella può chiedere a Conte di dimettersi". Clementi: "No, il governo può andare avanti"

La crisi di governo ha imposto al premier Giuseppe Conte di salire al Colle per un colloquio col presidente Sergio Mattarella. Per la rubrica il Bianco e il nero abbiamo sentito l'opinione dei costituzionalisti Antonio Baldassarre e Francesco Clementi

Il Bianco e il Nero, Baldassarre: "Mattarella può chiedere a Conte di dimettersi". Clementi: "No, il governo può andare avanti"

La crisi di governo ha imposto al premier Giuseppe Conte di salire al Colle per un colloquio col presidente Sergio Mattarella. Per la rubrica il Bianco e il nero abbiamo sentito l'opinione dei costituzionalisti Antonio Baldassarre e Francesco Clementi.

Il premier Conte ieri ha ottenuto la fiducia, ma non la maggioranza assoluta. Il presidente Mattarella si può opporre alla nascita di un governo di minoranza?

Clementi: "Il Governo era già nato e ora va avanti come governo di minoranza. La forma di governo parlamentare italiana, ai sensi dell’art. 94 della Costituzione, non prevede infatti alcun vincolo sul tipo di maggioranza prevista per ottenere la fiducia da parte del Governo: basta che lo stesso abbia, in entrambe le camere, la maggioranza dei presenti che votano. E questo ieri (e l’altro ieri) è avvenuto. Pertanto, il governo, pur non avendo la maggioranza assoluta al Senato, è pienamente in carica dal punto di vista giuridico. E naturalmente resta con la sua naturale rubrica numerica, ossia il Conte II. Pertanto, il Presidente della Repubblica non è chiamato ad esercitare alcun intervento: laddove il Presidente del Consiglio chiederà un colloquio, prenderà atto del fatto, ossia della presenza del rapporto di fiducia Parlamento-Governo".

Baldassarre: “Dal punto di vista costituzionale può andare avanti anche un governo di minoranza. Ma, siccome viviamo in una situazione straordinaria perché una pandemia globale, il presidente Mattarella e il premier Conte devono valutare se un governo di minoranza può essere il più idoneo a fronteggiare una situazione di pandemia o se c'è bisogno di un governo con un peso politico maggiore”.

Mattarella, nel 2018, aveva negato al centrodestra la possibilità di andare in Aula a cercare i voti, cosa che invece ha fatto Conte ieri. Salvini avrebbe, dunque, ragione di rivendicare la possibilità di fare la stessa operazione, qualora Conte cadesse?

Clementi: "Attenzione, bisogna stare attenti e distinguere con precisione, non da ultimo in ragione delle numerose convenzioni e prassi che la nostra tradizione costituzionale, in tema, ci consegna. Un conto è far nascere un governo, momento costituzionale nel quale il Presidente della Repubblica come noto ha ampi margini di intervento ex art. 92 della Costituzione. Un conto è constatare il proseguimento di un governo che ha ricevuto nuovamente la fiducia, e che va avanti in quanto non dimissionario e, appunto, non sfiduciato".

Baldassarre: “Sinceramente, essendo cose che attengono a colloqui riservati tra Salvini e il presidente della Repubblica, si deve tener conto che c'è una smentita del Quirinale che dice che la versione di Salvini non è esatta. Qui abbiamo due versione opposte e, quindi uno studioso come me, deve sospendere il giudizio in attesa di sapere qual è la verità”.

Mattarella aveva chiarito che, affinché Conte restasse a Palazzo Chigi, era necessario creare in Senato un gruppo che si sostituisse a Italia Viva. Tale gruppo non c'è. A questo, può chiedergli di dimettersi?

Clementi: "No, il Presidente Mattarella non entra in questo tipo di dinamica. Egli entra in gioco, come una sorta di motore di riserva, solo quando il dialogo parlamentare tra i partiti, cioè il primo motore, si inceppa. I poteri presidenziali quindi si espandono solo se c’è una crisi. Che tuttavia, con la fiducia che il governo ha ricevuto, non pone problemi di sistema. Certo, se si legge il tutto dentro una dinamica politica in senso stretto, la nascita di un nuovo gruppo parlamentare nei prossimi mesi potrebbe contribuire a stabilizzare la maggioranza nelle dinamiche interne alla gestione del day-by-day dell’indirizzo politico-legislativo nelle Camere, in particolare per l’attività delle Commissioni. Ma è una scelta politica in capo al Presidente del Consiglio e alla sua maggioranza decidere di procedere in tal senso. Il Capo dello Stato è totalmente esterno a ciò".

Baldassarre: “Sì, questo rientra nella discrezionalità del presidente della Repubblica. Non c'è nessun vincolo costituzionale. Dipende sempre se un governo di minoranza che eventualmente può avere ulteriori aggiunte, possa essere idoneo a gestire una crisi pandemica come quella di oggi”.

Dal punto di vista costituzionale, si potrebbe andare a votare anche se, dopo il taglio dei parlamentari, la legge elettorale non è ancora stata riformata?

Clementi: "Sì, l’attuale legge elettorale è pienamente operativa, così come la legislazione elettorale di contorno, a partire dalla definizione dei nuovi collegi elettorali".

Baldassarre: “Se sono stati adeguatamente modificati i collegi sì, altrimenti no, ma mi pare che siano stati modificati”.

È legittimo tornare al proporzionale? Mi spiego meglio. Negli anni '90 ci sono stati dei referendum con cui gli italiani avevano chiaramente espresso la volontà di abbandonare quel sistema elettorale. Ora l'esito di quei quesiti è ancora valido oppure no e ritornare al proporzionale sarebbe come dire sì al nucleare?

Clementi: "Innanzitutto direi che le leggi elettorali sono degli strumenti non dei fini. Quindi bisognerebbe decidere quali sono i nostri obiettivi. Personalmente, continuo a ritenere che rendere il cittadino arbitro della scelta, anche del governo, sia un punto decisivo, da non abbandonare: anzi da rafforzare meglio, molto meglio rispetto a quanto è stato fatto da allora. D’altronde, mentre il proporzionale incentiva libere alleanze, cioè una sorta di grande valzer dove tutti possono ballare con tutti, senza imbarazzi, il maggioritario, invece, al contrario, è un modo per far contare gli indirizzi politici degli elettori nella formazione del governo, non le sole volontà dei partiti. Per cui la domanda da porsi è questa: si vuole che il cittadino con il suo voto sia decisivo, cioè arbitro, anche della formazione del governo, obbligando a stare o di qua o di là, oppure che questa scelta debba appartenere ai soli partiti, lasciando gli stessi liberi di allearsi con chi vogliono in Parlamento dopo il voto? A mio avviso il voto dei cittadini deve servire ad indicare la rappresentanza ma anche a marcare la governabilità. Diciamoci, d’altronde, anche un’altra cosa: siamo l’unico Paese europeo con istituzioni deboli e partiti deboli. E se il cittadino non è arbitro dei governi, i partiti selezionati dalla proporzionale, anche con un buono sbarramento, sarebbero in grado di fare accordi stabili come in Germania? Ne dubito. Per cui, nonostante le critiche che si possano muovere anche ai governi legittimati dal voto di questi anni, con un ritorno al proporzionale rischieremmo di peggiorare di molto l’attuale situazione".

Baldassarre: “Legittimo sì perché è una scelta che spetta alle forze politiche in Parlamento. Da un punto di vista politico considero sbagliato andare verso una legge proporzionale nella situazione in cui siamo. C'è bisogno di una forte maggioranza in Parlamento perché, tra crisi economica e crisi pandemica, credo sia un errore andare verso un sistema che indebolisce i governi. Da un punto di vista della legittimità sarebbe corretto perché i referendum sono stati fatti 25 anni fa, non 5-7 anni fa.

Sia chiaro, i referendum non hanno una scadenza, ma sono adeguati alla situazione del momento. Se la situazione cambia, il significato del referendum non può durare in eterno. Sarebbe come se in California non si alzassero più le tasse per mantenere fede a un risultato di 40 anni fa”.

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