"Questione morale...", "Una barbarie": lo scontro duro sulla giustizia

Per la rubrica 'Il bianco e il nero' abbiamo raccolto le opinioni di Luciano Violante, e di Francesco Paolo Sisto sull'attuale stato di crisi della magistratura

"Questione morale...", "Una barbarie": lo scontro duro sulla giustizia

Depositati in Cassazione i sei referendum sulla giustizia voluti da Lega e Radicali, per il sistema giudiziario potrebbe aprirsi una stagione di grandi cambiamenti e di riforme soprattutto dopo la tempesta che ha travolto il Csm negli ultimi mesi. E così la magistratura torna ad essere terreno di scontro tra le forze politiche. Per la rubrica 'Il bianco e il nero' abbiamo raccolto le opinioni dell'ex presidente della Camera, Luciano Violante, e del sottosegretario al ministero della Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

Il libro il 'sistema Palamara' è ormai un best-seller. Com'è stato possibile che tale sistema nascesse?

Violante: “È stato tollerato dalla stessa magistratura, dal Consiglio Superiore e dai ministri della Giustizia che si sono succeduti”.

Sisto: "Al di là del ritenerle 'rivelazioni', ritengo che il libro abbia alcuni passaggi assolutamente meritevoli di approfondimento. La commissione Luciani, iniziativa ministeriale che ha concluso i suoi lavori - come le altre commissioni - in tempi record (meno di sessanta giorni) , ha in tale linea predisposto un testo di riforma dell'ordinamento giudiziario che nelle prossime ore sarà sottoposto ai gruppi parlamentari e, poi, arriverà in Aula. La risposta al 'sistema Palamara' non poteva che essere normativa: una revisione che tiene conto di alcune patologie che sono emerse , e non solo dal volume efficacemente curato da Sallusti , ma dalla realtà del quotidiano. Alcuni problemi relativi al Csm, come la nomina dei vertici e le regole elettorali, trovano nei documenti conclusivi della commissione Luciani delle risposte, non necessariamente perentorie, toccando la decisione al Parlamento. Certo è che la frequenza con cui il Tar interviene sulle nomine effettuate dal CSM costituisce un sintomo che non può più essere ignorato...".


Il caso Amara getta nuove ombre sul sistema giustizia. La magistratura italiana cosa deve fare per riacquistare credibilità?

Violante: “C'è una questione morale della magistratura. Le questioni morali si risolvono con atteggiamenti morali. Deve essere la stessa magistratura a porre dei limiti seri a questi atteggiamenti e ad allontanare da sé quelli che sbagliano. Qui vanno richiamate le funzioni del Consiglio Superiore per un verso e del ministro della Giustizia per l'altro e della Procura generale della Cassazione per quanto riguarda l'azione disciplinare”.

Sisto: "L'articolo 27 della Costituzione insegna che le responsabilità sono sempre personali, pure in presenza di difetti di sistema, a cui è sempre e comunque possibile porre rimedio. Si deve in tutti i casi evitare che l'accusa diventi il fulcro del processo. Qualcuno ha detto addirittura che i processi sono inutili se non condannano, una evidente barbarie costituzionale. Dobbiamo puntare alla riappacificazione: del cittadino con la giustizia e la politica, e della giustizia con la politica e i cittadini, in uno scambio virtuoso di 'sinergie buone'. Tutti i protagonisti -magistratura , avvocatura , utenza- ne trarrebbero benefici evidenti e reciproci. Tutti i residenti sul pianeta giustizia devono parlare una sola lingua, quella dei principi costituzionali: personalità della responsabilità, presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, giusto processo e ragionevole durata del processo. Sono quattro passaggi ineliminabili, se vogliamo continuare ad essere ed essere ritenuti un Paese civile”.

Caso Uggetti. Siamo di fronte a una svolta garantista dei grillini?

Violante: “Il garantismo o altre etichette non mi interessano molto. Direi che è legalitaria perché è la Costituzione che dice che una persona non può essere considerata colpevole sino a sentenza definitiva. In realtà, per alcuni è sembrato che nessun imputato poteva essere considerato innocente fino a sentenza definitiva di assoluzione”.

Sisto: “Non si può non prendere atto che oggi la più grande patologia del processo penale è proprio il processo mediatico, capace di rendere la giustizia penale deformata, spesso deviata. Non è possibile che, nell'Italia del 2021, la vera sanzione non sia la sentenza del Giudice ma la 'sentenza mediatica'. Va eliminato tutto quello che non è in linea con la presunzione di non colpevolezza fino alla definitività della condanna: via le conferenze stampa successive agli arresti, via le interviste dei protagonisti dei processi e, prima ancóra, niente nomi e foto dei magistrati impegnati nei processi, e niente interviste in corso di indagini. Il giudice, in definitiva, abbia solo il volto del suo provvedimento. Nessuno nega il diritto all'informazione, ma l'articolo 21, di salda matrice costituzionale, deve ovviamente stare all'interno delle garanzie costituzionali. E la presunzione di non colpevolezza fino alla definitività è uno dei fondamentali e più garantisti canoni della Costituzione. Infine, è decisivo dare efficace attuazione al diritto all'oblio perché la rete non può diventare una sorta di casellario giudiziario perenne, atipico e spesso distorto, in cui si può trovare ogni tipo di 'spazzatura giudiziaria', magari già travolta da sentenze sopravvenute e di segno opposto. Deve esserci la certezza che dopo un certo periodo quella notizia 'non definitiva' debba essere cancellata. Tanto detto, la ...conversione sulla via di Damasco di Luigi Di Maio mi sembra un ragionevole e ragionato segno della provvidenza. Vuol dire che è davvero giunto il momento di liberare qualsiasi cittadino presunto non colpevole per Costituzione dalla presunzione di colpevolezza a mezzo stampa ”.

La scarcerazione di Giovanni Brusca ha lasciato tutti un po' interdetti. Lei cosa ne pensa?

Violante: “Brusca è moralmente inaccettabile però è stata applicata una legge. Lui ha collaborato alla dissoluzione di alcune strutture di Cosa Nostra. Alcune persone sono vive oggi e non lo sarebbero se Brusca non avesse parlato. Lo Stato fa un calcolo di costi e benefici e ha deciso di tenerlo in carcere per 25 anni anziché per l'ergastolo. Bisogna pensare anche a quelli che sono vivi grazie alle dichiarazioni di Brusca”.

Sisto: “Credo che il tema vada posto su due piani diversi. Ci può essere una sensibilità che ciascuno ha il diritto di manifestare nell'ambito del rapporto tra crimine e soggetto che lo ha realizzato e ci sono le regole. Le regole sono quelle scritte dalla legge che vanno rispettate e che un giudice deve e può rispettare secondo un criterio che non può che essere discrezionale perché la norma deve essere adeguata alle situazioni concrete. Qui, come ha detto Maria Falcone, bisogna evitare che Brusca commetta altri crimini. Ma, se vi è la meritevolezza dell'applicazione di una regola, tale regola non poteva che essere applicata. Come abbiamo necessità che certe norme ritenute più conformi all'etica di qualcuno possano e debbano essere applicate così dobbiamo accettare che, come nel caso di Brusca, la stagione della collaborazione possa avere anche questi effetti. Poi, è chiaro che non va bene essere un Paese soltanto di collaboratori di giustizia. Come diceva Tullio Padovani, bisogna evitare che il pentimento sia come la tortura. Mi spiego meglio. Così come in passato la tortura otteneva informazioni con il maleficio, ora il pentitismo ottiene informazioni con il beneficio. La Corte Costituzionale, sull'ergastolo ostativo, ha fatto bene a escludere che soltanto chi collabora possa avere il beneficio perché è evidente che, se vi è esclusività di beneficio con la collaborazione, chiunque, dicendo il vero o non sapendolo, corre il rischio di diventare collaboratore per necessità di beneficio. Occorre sempre avere il segnale di eccesso di premialismo. Non sono innamorato di uno Stato che abbia nei collaboratori la fonte principale delle indagini”.

“Credo che il tema vada posto su due piani diversi. Ci possono essere giustificatissime sensibilità che inducano alla perplessità nella soluzione così offerta al rapporto tra gravità del crimine e soggetto che lo ha perpetrato. Poi ci sono le regole, quelle scritte dalla legge che vanno rispettate e che un giudice deve rispettare e fare rispettare, secondo un criterio che non può che essere normativamente discrezionale, per consentire alla legge di adeguarsi alle situazioni concrete. Qui, come ha detto Maria Falcone, bisogna vegliare senza soste per evitare che Brusca commetta altri crimini. Ma, se ricorrevano tutte le condizioni per applicare una legge dello Stato, tale regola non poteva che essere applicata. Poi, è chiaro che non va bene apparire un Paese che, per accertare la verità processuale, si nutre soltanto di collaboratori di giustizia. Come diceva Tullio Padovani, in uno scritto datato ma attualissimo ('La soave inquisizione') a prescindere, bisogna evitare che il pentimento possa produrre, al contrario, gli stessi effetti della tortura. Mi spiego meglio. Così come, inferendo atroci sofferenze, i torturatori ottenevano informazioni dal torturato, bisogna impedire che la opposta, allettante prospettiva del beneficio induca a forme di collaborazione 'a prescindere' dalla spontaneità, attendibilità e veridicità, in ordine crescente. La Corte Costituzionale, nella recente decisione sull'ergastolo ostativo, si è posta, come l'Europa, esattamente in questa scia. Occorre sempre tenere i nervi dei princìpi della giurisdizione ben saldi ed evitare gli eccessi di premialismo, che la giustizia sia fondata su una sorta di economia dello scambio fra pentitismi e benefici conseguenti: uno Stato che scelga i collaboratori quale fonte principale per indagare rischia di trasformare l'accertamento della responsabilità penale in uno sport a fortissimo rischio di incostituzionalità ”.

Crede che stavolta si troverà un'intesa sulla riforma della Giustizia?

Violante: “Credo che la riforma civile sia ben accolta dalla gran parte delle forze politiche. Su quella penale c'è qualche ostacolo da superare però il lavoro fatto dalla commissione presieduta da Giorgio Lattanzi è stato eccellente sul terreno delle garanzie dei cittadini nei confronti del potere punitivo dello Stato”.

Sisto: “Sono ottimista . E non solo perché le riforme sono perentoriamente richieste dall'Europa, ma soprattutto perché avverto un clima politico nuovo, come di consapevole responsabilità anche nei gruppi che apparivano più resistenti a rivedere certe scelte di bandiera come il M5S. Il documento a firma Di Maio dimostra questo nuovo corso , una leale presa d'atto che la Costituzione è tornata in pista, e per volontà di tutte le forze politiche.

Il nuovo metodo introdotto da questo governo (competenze, studio, riflessione , proposte, confronto preventivo e poi aula parlamentare ) mette tutti nelle condizioni di dovere adeguarsi ed essere all'altezza. L'auspicio è che, a differenza del generale Custer, tutti comprendano che per salvare il reggimento - Paese non servono inutili battaglie ideologiche , ma un sano, condiviso pragmatismo costituzionale".

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