Il copione in Libano assomiglia sempre di più a quello che si è svolto a Gaza. Con la differenza che stavolta Benjamin Netanyahu parla di «scudi umani» usati dai terroristi, ma chiama in causa direttamente le Nazioni Unite e quindi l'intera comunità internazionale. La dichiarazione del premier rischia di rappresentare uno spartiacque nella guerra su più fronti in Medioriente, perché è evidente che Netanyahu si prepari a un'escalation in Libano e lanci a Unifil un ultimatum. In un messaggio video in cui si rivolge al segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, il primo ministro israeliano è perentorio: «È tempo che lei rimuova l'Unifil dalle roccaforti di Hezbollah e dalle zone di combattimento». La ragione avanzata dal premier d'Israele è quella già usata per chiedere ai civili di Gaza di evacuare le aree abitate in cui agivano i terroristi di Hamas. Come gli estremisti della Striscia, i combattenti del movimento libanese filo-iraniano Hezbollah starebbero usando i militari della missione Onu come «scudi umani», secondo il premier israeliano. Ecco perché, dopo che l'Esercito (Idf) lo ha «chiesto ripetutamente e ha ricevuto ripetuti rifiuti», ora Netanyahu ritiene quel ritiro indispensabile, anche se a poter decidere è solo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di fatto paralizzato dallo scontro fra blocchi. «Li porti fuori dalla zona di pericolo, subito, immediatamente» insiste il capo del governo con il leader Onu, mentre spiega a di star facendo «tutto quanto è in nostro potere per evitare di mettere in pericolo i nostri e vostri soldati». Infine la stoccata ai leader europei, che trovano un'intesa su un testo di risposta a Israele sugli attacchi a Unifil, con Netanyahu che li invita a «criticare Hezbollah, invece che Israele».
Le dichiarazioni del leader israeliano e le possibili future mosse dell'Idf in Libano finiscono per inimicargli ancora di più non solo l'opinione pubblica mondiale, ma la comunità internazionale. Per la quarta volta in quattro giorni ieri la missione di pace Unifil è finita nel mirino dell'esercito israeliano, che nei giorni precedenti ha colpito e danneggiato anche la base italiana e ferito in varie circostanze cinque soldati della missione. L'ultimo grave episodio alle 4.30 del mattino a Ramyah, sud del Libano. La forza di peacekeeping ha denunciato l'irruzione di due carri armati israeliani in una sua postazione. I tank hanno distrutto il cancello e sono entrati «con la forza». Sono 15 i soldati Unifil feriti, con la missione che ricorda «a tutti gli attori l'obbligo di garantire la sicurezza del personale Onu e l'inviolabilità delle sue postazioni». L'esercito israeliano parla di «errore», sostiene che il tank stesse cercando di evacuare i soldati feriti mentre era ancora sotto il fuoco e di essere andato a sbattere contro la postazioni Unifil in modo non intenzionale. Ma il ministro della Difesa Guido Crosetto lo definisce «l'ennesimo incidente inaccettabile». L'Idf è anche accusato di aver bloccato uno dei movimenti di Unifil sabato e la missione chiede «spiegazioni» sulle «scioccanti violazioni».
Alle parole di Netanyahu ha reagito duramente il premier libanese Najib Mikati, che ha condannato l'aggressione contro Unifil e definito l'avvertimento a Guterres «un nuovo capitolo nell'approccio del nemico nel non rispettare le norme internazionali». In una telefonata con il premier israeliano, anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito gli attacchi «inaccettabili» e chiesto di «garantire la sicurezza di Unifil», ricevendo la rassicurazione che sarà fatto «ogni sforzo» per evitare vittime.
Ma la tensione sale di giorno in giorno in Libano, dove Tsahal ha ordinato l'evacuazione di altri 21 villaggi e quattro paramedici della Croce Rossa sono stati feriti. Eppure il governo Netanyahu non mostra esitazioni. Anche perché, secondo la tv israeliana Kan, Hezbollah avrebbe ancora il 20-30% dei suoi missili a medio raggio, e un drone ha colpito il centro di Israele, a sud di Haifa, ferendo almeno 70 israeliani. «Anche dopo il ritiro dell'esercito israeliano, non permetteremo ai terroristi di Hezbollah di ritornare in queste zone», ha promesso il ministro della Difesa Yoav Gallant, che ha parlato al telefono con il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, anche lui «profondamente preoccupato» per gli spari all'Unifil e che ha chiesto di garantirne l'incolumità. Ma in Israele la linea è diversa.
Il centrista Benny Gantz ha esortato i libanesi a liberarsi dal «cancro» di Hezbollah. Gli estremisti intanto hanno diffuso un audio di Hassan Nasrallah, ucciso in un raid a Beirut, in cui l'ex leader invita i combattenti a «difendere le conquiste dei martiri».
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