Gli Usa condannano gli attacchi missilistici sferrati da Vladimir Putin alle città e alle infrastrutture ucraine e ribadiscono il loro supporto a Kiev, mentre sale il pressing sul presidente americano Joe Biden perché gli fornisca sistemi missilistici più sofisticati e armi a più lungo raggio. «Questi attacchi hanno ucciso e ferito civili, distrutto obiettivi senza scopo militare e mostrano ancora una volta l'assoluta brutalità della guerra illegale di Putin», ha detto il presidente americano che si è sentito telefonicamente con Zelennsky. «Attacchi che non fanno che rafforzare ulteriormente il nostro impegno a stare con il popolo ucraino- ha ribadito- Insieme ai nostri alleati e partner continueremo a imporre costi alla Russia per la sua aggressione e forniremo il supporto necessario per difendersi, compresi i sistemi avanzati di difesa aerea».
Anche il segretario di Stato Antony Blinken ha riferito di aver «parlato con il ministro Kuleba per ribadire il sostegno americano al suo paese dopo gli orribili attacchi del Cremlino»: «Continueremo a fornire una costante assistenza economica, umanitaria e di sicurezza in modo che l'Ucraina possa difendersi e prendersi cura della sua gente». Da tempo, però, Kiev chiede agli Stati Uniti e all'Occidente armi più potenti e sistemi di difesa aerea per contrastare la Russia. Richieste finora cadute nel vuoto, con l'amministrazione Biden che si è opposta all'invio degli Atacms (Army Tactical Missile System), che possono colpire obiettivi a 300 km. Al Pentagono insistono sul fatto che stanno già fornendo all'Ucraina le armi di cui ha più bisogno, i sistemi missilistici a lancio multiplo guidato, o Gmlrs, e la Casa Bianca frena sugli Atacms per evitare un'escalation del conflitto («Stiamo cercando di evitare la terza guerra mondiale», ha detto il presidente). Secondo il Washington Post, gli attacchi delle ultime ore sembrano in grado di dare una nuova spinta alla richiesta di Kiev, anche se non è chiaro se Biden rivedrà la sua posizione. Pure perché da più parti arrivano appelli al dialogo. Blinken ha riaffermato che gli Usa sono «pronti» a risolvere il conflitto attraverso la diplomazia quando Mosca dimostrerà di essere «seriamente intenzionata». E persino l'ex presidente Donald Trump ha chiesto «negoziati immediati per una fine pacifica della guerra in modo da evitare una terza guerra mondiale che non lascerebbe niente sul pianeta». «Se fossi stato io presidente la Russia non avrebbe mai invaso», ha poi precisato nel corso di un comizio, affermando che la retorica americana che ha preceduto la guerra ha contribuito alla decisione di Putin di agire.
Nel frattempo la Abc citando alcune fonti ha rivelato che alcuni dei maggiori aeroporti americani sono finiti nel mirino di cyber-attacchi da parte di un hacker nella Federazione Russa, pur se i sistemi colpiti non hanno riguardato il controllo del traffico aereo e le comunicazioni interne delle compagnie aree. Al Palazzo di Vetro dell'Onu, invece, il segretario generale Antonio Guterres ha condannato gli attacchi di Putin definendoli «un'escalation inaccettabile della guerra», e ha sentito Zelensky. «Siamo unanimi, il mondo deve reagire al più presto», ha riferito il leader di Kiev dopo la telefonata.
Mentre l'Assemblea Generale ha iniziato ieri il dibattito sul recente tentativo della Russia di annettere quattro regioni dell'Ucraina: il voto sulla bozza di risoluzione sponsorizzata da Usa e Ue, che oltre a condannare i referendum è un test sull'isolamento internazionale di Mosca, è atteso non prima di domani. Ma per l'ambasciatore russo Vassily Nebenzia il passaggio all'Assemblea è «chiaramente politicizzato e provocatorio».
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