Blitz Pd sulla legge elettorale. Lega: assurdo discuterne ora

Provenzano rilancia il proporzionale, no a destra

Blitz Pd sulla legge elettorale. Lega: assurdo discuterne ora

Come un fiume carsico, la voglia matta di proporzionale torna ad affacciarsi alla ribalta politica e a trovare appassionati sostenitori nel centrosinistra.

La scintilla viene ri-accesa durante il congresso di Articolo Uno dal vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano. È lui a invocare «una nuova legge elettorale. Il proporzionale che noi vogliamo non serve ad avere le mani libere, l'alleanza deve essere progressista, ma a ricostruire un solido sistema dei partiti che dal crollo del 1992-1993 non siamo più stati in grado di mettere in piedi». Il giorno prima era stato Roberto Speranza, segretario di Articolo Uno, a chiedere la ricostruzione di «grandi partiti popolari portatori di una chiara e definita visione della società. Per me la legge elettorale proporzionale significa tornare alla democrazia dei partiti e chiudere definitivamente la stagione dell'antipolitica». Un'onda a cui anche altri hanno dato il proprio contributo. Brando Benifei, capogruppo Dem al Parlamento europeo, parlando con il Foglio ha individuato nel proporzionale la risposta necessaria all'ambiguità di Giuseppe Conte sulle elezioni francesi. Come dire: troviamo un modo per non incatenarci ai 5 stelle. E anche dal sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, sempre del Pd, è arrivato l'invito a «unire e semplificare il quadro politico attraverso un proporzionale con sbarramento al 5% e doppia preferenza. Solo così potremo europeizzare il sistema politico italiano». Una ipotesi gradita anche a Carlo Calenda.

È chiaro che nel Pd la voglia dell'eterno pareggio si fa strada. La possibilità di ripetere lo schema Draghi, anche senza che l'attuale premier debba scendere in campo alle elezioni, e di mantenere così ben salde le mani sul timone del comando anche in assenza di una maggioranza, è molto appetibile. E lo è ancor di più soprattutto alla luce di sondaggi che danno il centrodestra in testa, con una percentuale complessiva tra il 45 e il 46%, sia pure in un momento in cui i rapporti tra le forze di governo e Fdi sono tendenti al gelido.

Ieri la Lega ha subito fatto scattare il semaforo rosso. «Con tutti i gravi problemi attuali, interni e internazionali, è assurdo anche solo immaginare di impegnare il Parlamento per discutere di legge elettorale» hanno fatto sapere fonti del Carroccio. Ma come avverrebbe l'offensiva proporzionalista? Chi immagina un blitz ritiene che possa avvenire a poche settimane dal voto, ma, ammettono, servirebbe l'accordo di tutti o quasi. E al momento Lega e Fi non ci stanno e ovviamente anche Fdi. Le ultime leggi elettorali sono state votate tramite decreti legge approvati a colpi di fiducia.

Oggi con questa maggioranza composita e un mandato non politico non è pensabile che Mario Draghi possa impegnarsi su un tema del genere su cui dividere la propria coalizione. A meno di un accordo ampio che coinvolga tutti i suoi «azionisti» politici. Ma si sa, le vie del proporzionale sono infinite.

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