Il blocco di Twitter tarpa le ali a DeSantis. L'imbarazzo di Musk

Problemi alla piattaforma, rovinato il lancio della campagna del governatore della Florida

Il blocco di Twitter tarpa le ali a DeSantis. L'imbarazzo di Musk
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Washington. Se «il medium è il messaggio», come ci spiegò nel secolo scorso Marshall McLuhan, allora il messaggio di Ron DeSantis ha un problema. L'«evento storico» in diretta audio su Twitter, nel quale il governatore della Florida avrebbe dovuto annunciare mercoledì sera la sua candidatura alla Casa Bianca, si è rivelato un flop di dimensioni catastrofiche. La «conversazione» con Elon Musk, ceo e proprietario della piattaforma, che aveva offerto il suo account da 140 milioni di follower per lo streaming, è stata funestata da continue interruzioni, crash dei server e dell'app, momenti imbarazzanti in cui si sentivano i tecnici imprecare, false ripartenze e nuovi blackout. Un effetto straniante, a metà tra l'Alberto Sordi di Un Americano a Roma - «Pronto America, me senti?» - e i disastrosi «click day» che ogni tanto venivano lanciati per i bonus dei governi Conte. In sintesi, oltre mezz'ora di ritardo rispetto all'orario previsto, con i circa 700mila utenti collegati dall'inizio ridotti poi a 275mila, un po' per sfiancamento, un po' per esigenze tecniche. Mancando il feed video, non era possibile osservare i volti - presumibilmente furiosi e imbarazzati - di Musk e DeSantis, mentre il mondo esterno alla loro malfunzionante bolla Twitter reagiva all'«evento storico». L'hashtag #DeSaster diventava subito virale. La campagna per la rielezione di Joe Biden pubblicava un post per raccogliere donazioni, con l'immagine del duo Biden-Harris e la scritta, «Questo link funziona». Geniale. Perfino i media di destra, come Fox News, si abbandonavano allo sberleffo. «Se volete sentire DeSantis sintonizzatevi con noi», era il messaggio dell'emittente di Rupert Murdoch, in riferimento all'intervista prevista in serata. Su tutti, però, il più spietato era Donald Trump. Il fatto che DeSantis avesse osato sfidarlo su quello che un tempo era stato il suo campo di battaglia, Twitter, aveva fatto immaginare ad alcuni osservatori che il tycoon, proprio mercoledì sera, avrebbe organizzato qualche forma di contro evento social, forse proprio sulla piattaforma di Musk, sulla quale è stato riammesso dopo la cacciata successiva all'assalto a Capitol Hill. Niente di tutto questo. Trump è rimasto in agguato sul suo nuovo social network, Truth («Funziona», una delle battute), dal quale ha lanciato una serie di post al vetriolo. Alcuni esempi: «Il lancio Twitter di DeSanctus è un disastro! Tutta la sua campagna sarà un disastro», oppure «il modo in cui ha gestito il suo annuncio è il modo in cui gestirà il Paese!». La débâcle di DeSantis rischia di avere profonde implicazioni politiche. Il 44enne governatore della Florida intende proporsi come un candidato «competente» e «in controllo», rispetto al caos che caratterizza il tycoon. Gli incidenti di percorso con la tecnologia hanno spinto il candidato a giocarsi la carta patriottica. Ieri il Tribunale di Washington ha condannato a 18 anni di reclusione per cospirazione sediziosa il capo degli Oath Keepers, Stewart Rhodes, ispiratore degli assalti a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, mentre 12 anni sono stati inflitti a un altro esponente alt right, Kelly Meggs.

DeSantis si è detto pronto a esaminare la grazia per alcune delle persone condannate, soprattutto se emergessero discriminazioni nei confronti di altre persone «che hanno fatto le stesse cose ma in un contesto diverso», ha precisato alludendo a Black Lives Matter del 2020. DeSantis non ha precisato se grazierebbe anche Trump in caso di condanna senza tuttavia escluderlo.

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