Sabato, stadio Meazza, secondo tempo di Inter-Sampdoria. Le immagini del deflusso forzato dal secondo anello verde - e dallo spicchio centrale del terzo - immortalano gli effetti dell'ordine di massa della Curva Nord alla notizia della morte del suo leader, il capo ultrà Vittorio Boiocchi. Vittorio, uno di noi, come recitavano i cori dei Boys, aveva 69 anni. Freddato con tre colpi di pistola alle 19.48 davanti a casa sua, in zona Figino, mentre stava rientrando, da due killer a bordo di un maxi scooter e poi fuggiti, Boiocchi veniva proprio dallo stadio Meazza dove era stato al «Baretto», abituale luogo di ritrovo della tifoseria, per incitare i tifosi, un rito irrinunciabile. Quindi, seppellito da Daspo e divieti vari (e con l'obbligo, in qualità di sorvegliato speciale, di rientrare a casa entro le 21) aveva raggiunto la sua abitazione strappando un passaggio in scooter a un amico. Non appena questi l'aveva lasciato, erano sopraggiunti i killer che, quasi sicuramente avevano seguito il capo ultrà sin dallo stadio e poi per tutto il tragitto fino davanti a casa sua, in via Fratelli Zanzottera. Da lì, dall'omicidio di Boiocchi (che, in attesa degli esiti dell'autopsia, il pm Paolo Storari non esita comunque a definire «opera di due professionisti») il successivo deflusso forzato dei tifosi allo stadio che tante polemiche ha suscitato.
Ieri, dopo due giorni di analisi dei filmati delle telecamere a circuito chiuso del Meazza, gli investigatori della Digos hanno isolato alcune sequenze significative di quel deflusso con cui la tifoseria nerazzurra dura e pura ha costretto 7500 persone, anche con la forza, a lasciare lo stadio.
Inviata una prima informativa in Procura, in cui veniva specificato di non aver ricevuto denunce né di aver riscontrato interventi del 118 a supporto di feriti o contusi, il lavoro della Digos procede sulle telecamere. E «ha già individuato alcuni ultras - si legge in una nota della questura - che hanno provocato il deflusso e isolato la posizione di un altro ultras responsabile di aver usato violenza verso una persona che esitava a lasciare lo stadio». Non ci sono al momento denunciati, in attesa di ulteriori riscontri: più probabile che gli eventuali responsabili siano colpiti da Daspo.
Inoltre, fanno sapere da via Fatebenefratelli, «altri approfondimenti sono in corso su due chiamanti che hanno contattato il 112 per lamentare, un'ora circa dopo i fatti, di essere stati allontanati dagli spalti». Più lunga sarà la verifica delle decine di post e messaggi su quanto stava accadendo al Meazza: «Si stanno altresì rintracciando alcuni autori delle segnalazioni sui social per circostanziare gli episodi lamentati».
Intanto le indagini sul movente, sui responsabili e naturalmente, sui mandanti dell'omicidio Boiocchi non si prospettano brevi.
Vittorio uno di noi, criminale di lungo corso, aveva tessuto legami con trafficanti di cocaina e capi curva, mafiosi e manager delle società che hanno in concessione (dal pubblico) i parcheggi. Senza contare che, oltre agli interessi che muoveva e sui quali mai avrebbe mollato il colpo, era un tipo che, anche caratterialmente, non andava a genio a molti.
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