La Boldrini guida i pacifisti: "Le armi bisogna saperle usare"

L'ex presidente della Camera spiega le ragioni del suo "no" all'invio di armi e invoca la diplomazia. Ma se l'Ucraina è ancora in piedi lo deve alla resistenza

La Boldrini guida i pacifisti: "Le armi bisogna saperle usare"

"Mi sono astenuta, invece, sull'invio di armi. Sull'odg per l'aumento della spesa militare c'è stato un errore: ero per l'astensione ma quando si vota a ritmo serrato può capitare di confondersi. La mia posizione è molto chiara: no all'aumento delle spese militari". A parlare è l'ex presidente della Camera Laura Boldrini che, rilasciando un'intervista a Il Fatto Quotidiano, si candida a guidare il fronte della sinistra pacifista e contraria all'invio di armi all'Ucraina.

Certi massimalisti stanno riscoprendo istanze antiche. E la contrarietà della Boldrini agli aiuti militari è coerente con il percorso ideologico intrapreso in passato: l'inazione e l'anti-atlantistmo, per una parte politica che in Italia sembrava essere scomparsa ma che ora sta tornando in auge in relazione alla guerra scatenata da Vladimir Putin, sono spesso stati due costanti. Ora quei toni rimbalzano di nuovo sulle cronache politiche.

In Germania, per giustificare la propria favorevolezza all'invio di armi alla resistenza ucraina, l'ala sinistra del sistema partitico-parlamentare parla di post-pacifismo. Un'elaborazione ideologica che non è di casa dalle parti nostre, dove continuano ad essere proposti ragionamenti che siamo già abituati ad ascoltare.

La Boldrini argomenta: "Non dimentico quel che ha fatto in Georgia, in Cecenia, in Siria e in Donbass - dice, riferendosi allo "Zar" - . Nessuna equidistanza. Ma il punto è: come disinnescare Putin? Inviando armi ci prestiamo al suo disegno, ci mettiamo sul terreno che preferisce. Qual è la soluzione?".

Lo strumento individuato dall'ex presidente della Camera è quello diplomatico. Per la Boldrini è "indispensabile - fa presente - agire politicamente per allargare l'asse dei Paesi che isolano Putin, in modo che non abbia più sponde. E poi inasprire le sanzioni. Per farlo serve però una Unione europea protagonista. I colloqui bilaterali non sono sufficienti, non basta che Macron o Scholz chiamino Putin". Come ha spiegato Orlando Sacchelli in questo articolo, in realtà, il multilateralismo diplomatico, con tutte le telefonate del caso, non è riuscito a portare frutti rilevanti.

L'Europa ha tentato, attraverso strade diversificate, di convincere Putin a fermare il massacro. E se l'Ucraina oggi ha ancora una sua autodeterminazione sovrana lo deve alla resistenza armata. La Boldrini però questo elemento non lo calcola: "Non saranno le armi a risolvere la guerra - afferma - . Mandare aiuti militari rischia solo di allungare l'agonia e va nel senso di una escalation. E dare armi ai civili non vuol dire garantire una difesa, perché le armi bisogna saperle usare".

L'"agonia" che senza armi sarebbe già

arrivata al culmine. E l'"escalation" a senso unico che forse avrebbe già fatto scomparire l'Ucraina dalla cartina geografica. Ma tutto questo i pacifisti del Belpaese evitano scientificamente di prenderlo in considerazione.

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