Ci sono donne che in queste ore in Iran si tolgono il velo e si fanno arrestare, rischiando la condanna a morte, per liberare il proprio corpo dalle imposizioni di una legge crudele, la sharia, e da una religione arcaica e violenta, l'Islam, che nega loro anche i più elementari diritti. E ci sono donne europee che nonostante siano libere, messe alla prova hanno scelto di stare dalla parte di quegli uomini oppressori rendendo omaggio a quella legge e a quella religione. E dire che parliamo di donne, le nostre, che si riempiono la bocca, e ci riempiono le orecchie, con accuse sdegnate contro il presunto sessismo dilagante dell'Occidente marcio e corrotto, che non passa giorno senza che pontifichino in qualche convegno o dibattito.
Le nostre femministe infatti non hanno esitato a sottomettersi alla legge del velo: Laura Boldrini durante la visita alla comunità islamica romana, la ministra degli Esteri della Comunità Europea Federica Mogherini ed Emma Bonino nel corso dei loro incontri in Iran con le autorità di Teheran. Italiane sottomesse, a differenza di Angela Merkel e della premier inglese Theresa May che in occasioni analoghe si sono rifiutate di coprire il capo. Stessa cosa che ha fatto nei giorni scorsi l'ucraina Anna Muzychuk, campionessa mondiale di scacchi: si è rifiutata di gareggiare in Arabia indossando il velo per non sentirsi una «sottospecie umana».
Laura Boldrini invece corre ovunque la chiamino, perché lei è «libera e uguale», come il suo nuovo partito. Certo, libera di essere uguale a chi in queste ore arresta le donne velate e le accusa di «crimini contro Allah», il più sessista degli dei. Facile indignarsi contro produttori e registi mascalzoncelli e difendere attricette più o meno consenzienti e comunque beneficiate. Le eroine di Teheran tocca difenderle noi brutti maschilisti, perché alla Boldrini, alla Bonino e alla Mogherini mancano gli attributi, e soprattutto la credibilità.
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