È stata una battaglia senza esclusione di colpi quella tra il presidente Jair Bolsonaro e l'ex presidente Lula, nel primo dibattito tv dell'altroieri che il Brasile ha seguito come una finale di coppa del Mondo. Non c'era pubblico nello studio della Band ma, ad alzare la temperatura, ci hanno pensato gli accompagnatori di «lulisti» e «bolsonaristi», quasi venuti alle mani ancor prima che il dibattito iniziasse, con uno scontro fisico sfiorato tra l'ex ministro dell'Ambiente Ricardo Salles, di destra, e il deputato André Janones, di sinistra. Ma anche il dibattito è stato simile ad un incontro di pugilato.
Da un lato lo sfidante Lula, che presto compirà 77 anni, 1,70 di altezza, 84 kg, sposato dal 18 maggio scorso per la terza volta con Jaja. Dall'altro, il «campione in carica» Bolsonaro, che tutti i suoi supporter chiamano «Mito», 67 anni, 1,75 di altezza, 79 kg, sposato dal 2013, anche lui per la terza volta, con Michelle.
Appena arrivato in tv, Bolsonaro ha detto che non avrebbe stretto la mano a un ladro, diventando subito trending topic su Twitter. Alla prima domanda, poi, il presidente ha subito parlato di cleptocrazia e ha ricordato la denuncia dell'ex ministro dell'Economia di Lula, Antonio Palocci, che illustrò con dovizia di particolari le tangenti consegnate a PT, il Partito dei lavoratori fondato dall'ex sindacalista nel 1980. Lula, a sorpresa, non ha reagito nel merito, assumendo una posizione difensiva e cambiando subito argomento. A quel punto, anche gli altri quattro candidati alle presidenziali del 2 ottobre prossimo, hanno seguito l'esempio di Bolsonaro, trasformando il dibattito in un massacro per Lula. «Fino a ieri protetto dalla tanta stampa che lo appoggia, Lula pensava che sarebbe uscito illeso solo ostentando la sentenza della Corte Suprema che lo ha di fatto assolto da un ventennio di carcere sulla base di cavilli legali. Ieri, invece, è stato costretto a confrontarsi, dimostrando di non essere preparato» ha scritto impietoso il giornalista Claudio Dantas, sul sito politico «O Antagonista».
Bolsonaro ha accusato il suo principale rivale di aver guidato «il governo più corrotto della storia del Brasile», parlando degli scandali Petrobras e Odebrecht. Lula si è difeso scagliandosi contro il presidente, sostenendo che il Brasile è stato «abbandonato a se stesso», dando al «Mito» del «bugiardo» e dicendo che, invece, lui è stato «il migliore presidente della storia del Brasile». Vedremo che succederà nei prossimi giorni, mancando ancora oltre un mese alle presidenziali. Per ora la sola certezza è che il vantaggio di Lula nei sondaggi continua a ridursi. Secondo l'ultimo, il petista ha il 43% delle intenzioni di voto contro il 36% di Bolsonaro ma è stato fatto prima del dibattito di ieri, dove Lula a detta dei suoi stessi alleati è andato male. Uno dei momenti più duri per lui è stato quando un altro candidato, Ciro Gomes, di sinistra e suo ex alleato, gli ha detto che «si è lasciato corrompere», definendo Lula un «incantatore di serpenti» e accusandolo della crisi economica. Bolsonaro ha fatto però un errore che potrebbe costargli parte dell'elettorato femminile attaccando la reporter Vera Magalhaes, quando lei ha chiesto se la «disinformazione sui vaccini» ha causato «morti evitabili».
«Lei è una vergogna per il giornalismo brasiliano», ha risposto il presidente, sentendosi chiamato in causa e attirandosi accuse di «misoginia» da parte delle due candidate donne presenti in studio, Simone Tebet (di centro-sinistra) e Soraya Thronicke (di centro-destra). «Basta con il vittimismo, siamo tutti uguali», ha risposto il «Mito».
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