«Se fossi infettato dal coronavirus non dovrei preoccuparmi, col mio fisico da ex atleta sarebbe poco più di un raffreddore, una piccola influenza». Non ci voleva il discorso in tv del presidente brasiliano Jair Bolsonaro che l'altroieri ha deciso di salire alla ribalta Dio solo sa perché. Sino ad allora il Brasile non aveva sbagliato un colpo sul Covid-19 grazie all'ottimo ministro della Sanità, Henrique Mandetta. Non a caso un medico, affiancato da un'ottima equipe di esperti in epidemie (qui sanno cosa sono, le ultima quelle di zika e la dengue) che oltre ad avere potenziato i 55mila letti di terapia intensiva che il Brasile ha in tempi normali, ha triplicato la produzione di mascherine, respiratori, camici e guanti. Una produzione interna mai come oggi strategica.
Bolsonaro purtroppo ha voluto parlare, scatenando l'indignazione di moltissimi alleati che ormai non lo stanno neanche più a sentire per due motivi. Primo perché il Brasile è uno stato federale, secondo perché avendo il Parlamento votato la «calamità da Covid19» che toglie il tetto di spesa, a prescindere dagli sproloqui presidenziali, tanto i militari (con il vicepresidente Mourão) come i governatori fanno di testa loro, ascoltando buon senso e scienza di Mendetta.
Sin dai primi morti - in tutto il Paese oggi sono 47 - e grazie al caso italiano che le tv qui seguono con attenzione, da giorni gli amministratori locali hanno adottato misure restrittive. Da inizio settimana, a San Paolo (con Rio la città più colpita dal virus) è stata sancita la quarantena (prorogabile) sino al 7 aprile. Chiusi tutti gli stabilimenti che «non forniscono servizi o prodotti essenziali». Molti stadi di calcio sono stati trasformati in ospedali da campo a tempo record e in ogni centro sanitario l'accesso ai malati di Covid-19 in crisi respiratoria è stato separato. Agli anziani che devono vaccinarsi contro l'influenza tradizionale (qui si va verso l'inverno) è dato appuntamento via WhatsApp e a San Paolo l'iniezione è fatta all'aperto, dove possibile con il drive through. Obiettivo ovunque è garantire la distanza, che il ministero della Sanità brasiliano ha fissato in due metri, per evitare il contagio. Persino nelle favelas di Rio - a Cidade de Deus c'è stato il primo caso - i narcos e le milizie hanno imposto il coprifuoco. Mandetta ha già detto che il numero dei contagiati tenderà a raddoppiare ogni tre giorni ma che, grazie all'approccio forte avviato da subito, si sta contenendo l'espansione che avrà il picco a fine aprile. «Dobbiamo continuare così e non mollare», ha intimato.
Bolsonaro ha però parlato in tv e, dopo avere definito «lunatico» il governatore di San Paolo, ha criticato «sindaci e governatori» che da settimane hanno chiuso scuole, bar e ristoranti invitandoli ad «abbandonare il concetto di terra bruciata». Da camicia di forza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.