L'enorme nuvola di fumo rossastro si è alzata per centinaia di metri dalle macerie del quartier generale di Hezbollah a Beirut, raso al suolo da un attacco dal cielo israeliano. Almeno 15 missili o bombe anti bunker hanno polverizzato sei palazzi nella zona di Haret Hreik di Dahiyeh, alla periferia sud della capitale libaese. Sottoterra c'era il quartier generale ridotto in polvere con un'esplosione che si è sentita a 30 chilometri di distanza. L'obiettivo era il capo del Partito armato sciita, Hassan Nasrallah, e secondo quanto riportato dal notiziario israeliano Channel 12 Nasrallah sarebbe stato ucciso con la figlia. In serata l'esercito israeliano ha chiesto ai civili libanesi di evacuare altri edifici del quartiere sciita, oggetto di un possibile attacco, dove sarebbero stati nascosti dei missili. Gli Stati Uniti precisano di non essere stati avvisati in anticipo dell'operazione da Israele mentre i terroristi hanno risposto lanciando decine di razzi lanciati verso Safed, nel nord di Israele, causando gravi danni.
Negli ultimi mesi Israele ha eliminato oltre sessanta comandanti di livello, compresi i numeri due di Nasrallah uccisi nella capitale libanese. La campagna aerea iniziata lunedì ha già bombardato circa 3mila obiettivi in Libano e Siria. «Stiamo cancellando gli arsenali che avevano accumulato in venti anni» ha dichiarato il capo di stato maggiore delle Forze israeliane (Idf), Herzi Halevi riferendosi a Hezbollah. Il Partito di Dio, però, non sembra sconfitto e continua a lanciare missili su Israele. Lo scopo dell'offensiva sul Libano è permettere agli oltre 60mila israeliani sfollati dal Nord di tornare nelle loro case. Per raggiungerlo bisogna creare una zona cuscinetto oltre la linea blu, il confine non riconosciuto con il paese dei cedri. In teoria avrebbero dovuto pensarci le forze Onu, compreso il contingente italiano, a non permettere ad Hezbollah di creare un reticolo di basi, punti di lancio e tunnel nel sud del Libano. La risoluzione Onu indica il fiume Litani, a 29 km dal confine, come linea rossa invalicabile per qualsiasi gruppo armato.
L'Iran considera il raid «una pericolosa escalation che cambierà le carte in tavola e promette «una punizione appropriata». Halevi ha in mente di allontanare il più possibile i giannizzeri di Teheran da Israele e sa bene che per farlo non basterà la forza aerea. «I vostri scarponi entreranno nel territorio nemico, nei villaggi che Hezbollah ha preparato come grandi avamposti militari, con infrastrutture sotterranee e rampe di lancio per effettuare attacchi contro i civili israeliani» ha detto ai suoi ufficiali durante un'ispezione sul fronte Nord. L'Idf ha schierato 40mila uomini. Nei giorni scorsi la 7ima brigata corazzata ha simulato nella zona, sotto tiro di Hezbollah a Kiryat Shmona, un'avanzata in Libano. Ieri due brigate di riserva, la 6° e 228°, sono state messe in assetto combat al Nord. Non dovrebbe essere una classica invasione come nel 1982, ma incursioni più veloci di corpi speciali da terra, dal mare e dal cielo, con gli elicotteri, fino a Beirut e la Beeka, che andrebbero a snidare e distruggere le mini «fortezze» di Hezbollah nel sud. I carri armati Merkava e le due divisioni garantirebbero appoggio e protezione, ma è difficile che si trasformino in forze di occupazione. Una fonte della sicurezza israeliana ha fatto trapelare sull'invasione-blitz, che «cercheremo di farla il più breve possibile. Ci stiamo preparando ogni giorno».
Le incognite sono molte a cominciare dall'abilità di Hezbollah di trasformare il Sud del Libano in un Vietnam.
Non solo: l'Iran ha annunciato che interverrà in caso di invasione. I Guardiani della rivoluzione potrebbero farlo a distanza, con missili e droni, oppure con reparti di terra o migliaia di miliziani dall'Iraq e dalla Siria.
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