È sempre stato il nome principale tra i papabili alla guida del Partito democratico, che nei prossimi mesi si prepara a salutare Enrico Letta e ad accogliere un nuovo segretario dopo la disfatta elettorale. Ed ecco che Stefano Bonaccini non intende tirarsi indietro, pronto a scendere in campo per prendersi la guida del Pd qualora ci fossero le giuste circostanze. Lo ha annunciato lui stesso, facendo inoltre un'apertura non indifferente al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte.
Bonaccini scende in campo
Il governatore dell'Emilia-Romagna, intervistato da Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, ha confermato di essere disponibile a mettersi in gioco a patto che la discussione interna parta dai problemi cruciali e non dai singoli nomi: "Mi candiderò alla segreteria del Pd se capirò che può essere utile". In tal senso ha fatto sapere di non aver apprezzato alcune autocandidature di questi giorni: "Dobbiamo prima capire in che direzione si vuole andare".
Per Bonaccini il congresso deve rigenerare il Partito democratico, che necessita di una profonda riflessione interna su quale strada intraprendere. Un percorso "ordinato" che partirà dall'opposizione nel corso della prossima legislatura. Quanto alle tempistiche, è difficile immaginare che il congresso possa tenersi prima della fine del 2022. Si va dunque verso gennaio o febbraio del prossimo anno: "Bisogna conciliare un tempo giusto per fare un largo coinvolgimento e non sostituire un segretario ad un altro".
L'apertura al M5S
Da parte di Bonaccini sono arrivati spiragli di apertura all'indirizzo del Movimento 5 Stelle. Il che rappresenta un cambio di passo rispetto alla linea adottata dal Partito democratico in queste elezioni politiche, visto che i grillini sono stati spazzati via dall'alleanza dopo aver fatto cadere il governo Draghi. "Penso che dopo il voto sia indispensabile discutere con tutti quelli che si troveranno in un'alleanza progressista. Dovremmo allearci con chi condivide un programma riformista e progressista", ha dichiarato il governatore.
Bonaccini non ha fatto mancare una sorta di critica verso Enrico Letta, la cui strategia si è rivelata del tutto fallimentare. Il Pd è uscito con le ossa rotte dalle urne e l'ammucchiata rossa ha registrato un flop clamoroso.
Letta alla fine ha preferito proseguire il suo cammino con i partitini di sinistra e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Per il governatore i motivi della sconfitta alle elezioni vanno imputati al fatto che sono mancati "un profilo forte e un'identità precisa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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