Il Partito democratico si prepara a un congresso che nelle intenzioni dovrebbe rigenerare una galassia ormai ingolfata. In mattinata Enrico Letta ha fatto sapere che non si candiderà (pur non pronunciando la parola dimissioni), aprendo comunque le porte a un nuovo segretario che dovrà prendere per mano il Pd nei prossimi mesi. La pesante sconfitta elettorale ha reso inevitabile un momento di profonda riflessione tra i dem. La domanda chiave è ineludibile: chi prenderà il posto di Letta?
Sullo sfondo i vari schieramenti e le correnti interne iniziano a scaldare i motori, visto che sarà complicato il processo che il Partito democratico sarà chiamato ad affrontare a stretto giro. Sul tavolo finirà la fallimentare strategia di Enrico Letta, che ha divorziato con il Movimento 5 Stelle dopo un lungo periodo di corteggiamento e alla fine si è trovato da solo con dei partitini. Il risultato è stata una disfatta alle urne che ha consegnato al centrodestra una vittoria netta.
Stefano Bonaccini
Indubbiamente Stefano Bonaccini è l'aspirante successore di cui i quotidiani in Italia hanno parlato con insistenza negli ultimi tempi. Una percentuale di voti bassa per il Pd era nell'aria, tanto che più di qualcuno si sarebbe aspettato delle dimissioni da parte di Letta già nella giornata di oggi. Il governatore dell'Emilia Romagna è il più gettonato: fin da subito è stato fatto il suo nome come possibile nuovo leader del Pd. "Non è oggi il momento di ripartire con una discussione che parta dai nomi e dai cognomi anzichè dai contenuti", ha tagliato corto. Ma è un'opzione in campo.
Un primo passo Bonaccini potrebbe averlo fatto questa notte. Dopo la chiusura delle urne e alla luce delle tendenze a favore del centrodestra, il presidente di Regione ha riconosciuto la sconfitta e ha dato atto del risultato maturato dagli avversari: "L'affermazione della destra è chiara. Complimenti a Giorgia Meloni". Parole semplici, certo, ma che potrebbero dare l'impressione di un atteggiamento differente da quello di Letta.
Lo stesso Bonaccini potrebbe riaprire i canali con Giuseppe Conte dopo la brusca rottura. Così come potrebbe tendere la mano a Matteo Renzi, strizzando di conseguenza l'occhio al Terzo Polo guidato da Carlo Calenda. Magari potrebbe provare a gettare davvero le basi per il campo largo tanto auspicato da Letta ma che nei fatti non è neanche nato. Dunque Bonaccini potrebbe farsi carico di costruire un'alleanza larghissima per tentare di battere il centrodestra nel 2027.
Elly Schlein
Anche Elly Schlein, secondo alcuni, potrebbe prendere il timone del Partito democratico. Impossibile non pensare a lei dopo le parole pronunciate da Letta, che spera in un corso guidato da una "nuova generazione". Il riferimento potrebbe essere proprio alla vicepresidente dell'Emilia Romagna, che a suo volta potrebbe adoperarsi per ricostuire i rapporti con il Movimento 5 Stelle. Il mondo grillino non ha mai fatto mistero di stima nei suoi confronti.
La sensazione è che alla Schlein possa essere affidato il compito di dare vita a una nuova sinistra piuttosto che concentrarsi per risollevare le sorti del Pd. Anche per prendersi una sorta di rinvicita. Potrebbe, ad esempio, candidarsi da protagonista del fronte rosso per strappare al centrodestra un primato che ha dato (e darà) molto fastidio alla sinistra: Giorgia Meloni potrebbe diventare la prima presidente del Consiglio donna in Italia, mandando in imbarazzo quei partiti rossi che hanno sempre parlato di questioni femminili e quote rosa.
Il "partito" dei sindaci
Pesa e non poco quello che qualcuno definisce il "partito" dei sindaci. In tal senso si fanno i nomi di Antonio Decaro e Dario Nardella. Nello specifico il sindaco di Bari ha sottolineato la necessità di effettuare un'analisi su quel che oggi rappresenta il Pd: "È l'intero modello su cui il Partito democratico si fonda che va smantellato. Basta con l'autoconservazione come unico scopo della politica". Per Nardella di Firenze è prioritario "cambiare il Pd prima che il segretario".
Altra carta potrebbe essere quella di Matteo Ricci, sindaco di Pesaro. L'Adnkronos riferisce che sarebbe in corso un pressing di amministratori locali affinché il coordinatore dei sindaci dem scenda ufficialmente in campo. Lo stesso Ricci potrebbe accettare di essere della partita direttamente in prima persona. A suo giudizio non si può che ripartire dai sindaci progressisti e riformisti: "I Comuni sono l'unico livello istituzionale dove governiamo, con il 70% dei sindaci di centrosinistra".
L'ipotesi donna
Il Pd prenderà in considerazione anche l'ipotesi donna. Oltre alla Schlein, sono diversi i profili che potrebbero correre per fare da "contraltare" alla Meloni qualora dovesse diventare premier.
Nel ventaglio delle ipotesi potrebbero rientrare Debora Serracchiani (capogruppo alla Camera), Simona Malpezzi (capogruppo al Senato) e Irene Tinagli (vicesegretaria). Il timore dei dem però è che il congresso possa trasformarsi in una guerra intestina, tra personalismi e resa di conti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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