Ma quel bordello a cielo aperto è sotto gli occhi di tutti

Nel giorno in cui migliaia di turisti hanno trovato chiusi, per l'ennesima volta, i cancelli degli scavi di Pompei, la locale Soprintendenza non trova di meglio che accusare il Giornale di «bieco sensazionalismo». Ai colleghi dell'ufficio stampa della Soprintendenza, evidentemente, continuano a non piacere i giornalisti che vanno sul posto, verificano le cose che funzionano male e poi ne danno conto ai lettori. Cosa che, nel nostro caso, non è risultata neppure ardua, considerato che la prostituzione che si svolge nell'area in prossimità del sito archeologico è sotto gli occhi di tutti; perfino sotto quelli del vescovo di Pompei che due mesi fa non ha mancato di stigmatizzare l'entità del fenomeno. Quanto al controverso episodio della coppia sorpresa dai carabinieri all'interno di una domus antica, la Sovrintendenza conferma la circostanza riferita dal Giornale , ma precisa che «nell'intrusione il sesso non c'entra». Peccato che alla Soprintendenza sfugga il fatto che il problema non è se «il sesso» c'entra o «non c'entra», ma che qualcuno possa senza troppe difficoltà introdursi di notte in ambienti di inestimabile pregio artistico. Che nel caso incriminato il sistema di videosorveglianza abbia funzionato consentendo poi l'intervento dei carabinieri, non può che rallegrarci.

La Soprintendenza si duole inoltre del fatto che il Giornale abbia riportato una vicenda risalente a tre mesi fa (circostanza che nell'articolo viene precisata due volte), interpretando ciò come volontà, da parte nostra, di dare un'immagine «controproducente» della gestione dei Beni Culturali. Si tranquillizzi la Soprintendenza: in fatto di immagine «controproducente», la difesa d'ufficio del ministro Franceschini basta e avanza.

 

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