Londra. Si è votato pensando allo stato delle scuole dei figli, ai trasporti pubblici e alla raccolta dei rifiuti, ma sullo sfondo è rimasta la politica nazionale con i suoi piccoli e grandi scandali. È inevitabilmente una cartina di tornasole, la tornata elettorale svoltasi ieri in 194 municipi del Regno Unito, dei quali 22 in Galles e 32 in Scozia. In palio, per l'Inghilterra 4.360 seggi, di cui 1.800 soltanto a Londra. Le urne si sono chiuse alle 22 ora locale e i risultati verranno resi noti tra oggi e domani. Essendo elezioni amministrative non hanno un impatto diretto sul governo, ma sul fronte politico nazionale tutti i partiti guardano alle scelte degli elettori come a un giudizio espresso anche sul loro comportamento in questi ultimi anni. E l'impressione degli analisti politici del Paese è che, sia i Conservatori che i Laburisti, temano di venir puniti in egual misura anche se per ragioni diverse. Come se questa volta la gara fosse a chi perde meno, piuttosto che a chi porta a casa la vittoria.
Sebbene in questo voto non siano presenti molti consigli importanti e quindi risulti difficile tracciare una comparazione esatta del significato politico dei risultati, rimane evidente che nessuna delle due forze politiche ha brillato dì recente in quanto a comportamenti. Il Primo Ministro Boris Johnson si è fatto fotografare sorridente mentre andava a votare a Londra, accompagnato dal cane, in una giornata insolitamente soleggiata e ha ostentato una totale tranquillità dietro cui si nasconde la forte pressione a cui sia lui che il governo sono sottoposti in questi giorni a causa delle multe del Partygate e per l'aumento del costo della vita. I sondaggi nei giorni precedenti hanno dato previsioni catastrofiche, con un numero di potenziali seggi persi tra i 500 e i 750. Cifre su cui anche i laburisti sono scettici, visto che fin dall'inizio hanno smorzato i toni eccessivamente trionfanti. Il loro leader Keir Starmer, accusato di non essere riuscito ad approfittare appieno della profonda crisi interna ai Conservatori, spera almeno di riuscire a recuperare parzialmente i voti persi dal suo predecessore Jeremy Corbyn nella comunità ebraica. Tra i municipi da tener d'occhio a Londra figurano Westminster, Wandsworth e Barnet. Gli ultimi due sono considerati tra quelli che potrebbero passare all'opposizione dopo decenni dì gestione conservatrice, mentre nel primo, dove la larga maggioranza delle preferenze di colore blu si è andata riducendo, il risultato rimane incerto. In Galles il voto assume questa volta una valenza particolarmente importante poiché, a differenza che in Inghilterra dove si vota a 18 anni, per la prima volta voteranno i ragazzi tra i 16 e 17 anni e questa potrebbe rivelarsi una variabile significativa per i risultati dato che su una popolazione di 2 milioni di elettori, i teenager gallesi chiamati alle urne sono ben 70mila.
Da osservare con occhio ancor più attento sono anche le elezioni politiche nell'Irlanda del Nord dove si rinnova, dopo tre anni dì sospensione, l'assemblea di Stormont, ovvero il Parlamento di Belfast. Per la prima volta, secondo i sondaggi, il favorito è il partito nazionalista Sinn Feinn, dopo che la Brexit ha causato una frattura irreparabile tra gli Unionisti.
In caso di vittoria degli indipendentisti, il Partito Unionista Democratico ha già affermato di non voler partecipare a un governo di coalizione guidato da un Primo Ministro del Sinn Feinn. Una diatriba destinata a ripercuotersi anche sul governo Johnson ancora alle prese con l'irrisolto nodo del protocollo irlandese legato alla Brexit.
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