Il boss, gli stupri e i Tso. La vita violenta di De Pau

Autista di Senese, incontrò Carminati. I precedenti per armi, abusi e droga. E i due ricoveri psichiatrici

Roma. Autista, guardaspalle e uomo di fiducia di Michele Senese, 65 anni. Il boss che da Afragola porta la Camorra nella capitale, si serviva di Giandavide De Pau, 51 anni, per i lavoretti «sporchi». Se lo porta con lui quando deve incontrare Massimo Carminati, il «cecato» ex Nar protagonista assieme a Salvatore Buzzi dell'inchiesta Mondo di Mezzo. A lui affida la punizione a colpi d'arma da fuoco per due pusher di Acilia che non stavano al posto loro e che, fortunatamente, viene annullata. Cocaina De Pau ne tira tanta e molta di più la «spinge» nei quartieri popolari di Tor Bella Monaca, San Basilio, Tuscolano. L'ultima volta che viene arrestato De Pau è nell'operazione dei carabinieri Alba Tulipano 2, 28 arresti per traffico di droga, estorsioni, tentato omicidio. De Pau compare durante un incontro, anzi uno scontro fra Senese e Carminati, nel 2013 a pochi passi da corso Francia, entrando a pieno titolo nella maxi inchiesta del Ros e Dda su Mafia Capitale. Il killer delle prostitute agisce anche in proprio, soprattutto quando il boss è dietro le sbarre. È lui ad organizzare la punizione per uno spacciatore che gli deve 2.700 euro, il prezzo di una partita di droga mai pagata. Il 25 novembre 2015 tre sicari gli sparano quattro colpi alle gambe, così, tanto per ricordargli il debito. A lui e al boss Senese si ispira l'ascesa criminale del capo degli Irriducibili Fabrizio Piscitelli, Diabolik, che cerca persino di prendere il posto di Michele. Un errore che «el Diablo» pagherà con la vita. Insomma, una persona di cui fidarsi, De Pau, per l'uomo inviato dal clan Moccia a conquistare Roma. Sono gli anni '70 quando, appena 20enne, Michele o Pazzo, con il fratello Gennaro, si impianta al Tuscolano. Per gli inquirenti Senese è il referente numero uno della camorra all'ombra del Cupolone come Pippo Calò lo era stato per la mafia siciliana. Nei primi anni '90 i due fratelli costituiscono un nodo di scambio per l'importazione di coca dal Sud America e hashish dal Marocco. Grazie ai Senese viene immessa sul mercato una quantità di droga incalcolabile. Non mancano le perdite, come gli 800 chili di cocaina purissima finanziati da Michele e finiti nelle mani della polizia brasiliana assieme a cinque narcos di Ostia. Ma i Senese a Roma devono fare i conti con quelli della Marranella, l'organizzazione criminale che prende in eredità i traffici della banda della Magliana. I loro nemici sono i fratelli Calogero, Francesco e Giuseppe Carlino. È 16 luglio del '97 quando, in un appartamento a Torrespaccata, avviene l'omicidio «in diretta» di Gennaro detto Doppio Sorriso. Il Goa della Finanza da mesi intercetta Carlino da via Cornelio Sisinna. I baschi verdi sentono le grida di Senese, sgozzato da Giuseppe Carlino che lo trova a letto con la moglie. Giuseppe, Pinocchietto, viene dichiarato infermo di mente. Uscirà nel 2001 ma si godrà la libertà per poco: viene ucciso a Torvaianica a colpi di pistola. Michele è il mandante e, nonostante falsi certificati psichiatrici, viene condannato all'ergastolo. Anche De Pau viene ricoverato più volte e sottoposto a numerosi Tso, Trattamenti sanitari obbligatori.

Accusato di violenza sessuale, ricettazione, armi, droga, nel 2008 e nel 2011 finisce all'ospedale di Montelupo Fiorentino. Da accertare se i referti medici sono veri o falsi come quelli di Senese. Nonostante i precedenti e soprattutto l'appartenenza al clan camorristico romano, De Pau girava indisturbato. Libero di uccidere.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica