Bossi-Fini, ecco le misure per bloccare le frodi

La commissione guidata da Mantovano definirà il fabbisogno di manodopera. Contro i furbi controlli e un clic day per ogni settore

Bossi-Fini, ecco le misure per bloccare le frodi
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Resuscitare la Bossi Fini. E farla sopravvivere grazie a trapianti normativi fino a quando si arriverà ad un nuovo quadro giuridico capace di regolare gli arrivi dei migranti regolari. È il difficile compito della commissione tecnica guidata dagli uffici del sottosegretario Alfredo Mantovano e formata da esperti dei ministeri dell'Interno, degli Esteri, del Lavoro e del Turismo. La Commissione inizierà già domani a mettere a punto i correttivi amministrativi destinati a contrastare le frodi individuate nell'esposto presentato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo. Correttivi che avranno bisogno di un decreto legge se intaccheranno lo spirito della Bossi Fini. Sulla base delle anomalie individuate il primo obbiettivo sarà una migliore definizione dei fabbisogni di manodopera. L'analisi dei flussi rileva, infatti, serie discrepanze tra la necessità di manodopera dei vari settori produttivi e i posti di lavoro effettivamente occupati. Stando alle domande di nulla osta del triennio 2022/24 l'edilizia sembrerebbe far la parte del leone con oltre il 67 per cento delle richieste a fronte di meno del 10 per cento per l'alimentare e del 7,7 per cento al turismo. Ma si tratta di numeri slegati dalla realtà. Secondo il ministero del Lavoro il fabbisogno di manodopera «non stagionale» per l' edilizia risulta, infatti, ben inferiore a quello rilevato per l'autotrasporto merci, per il trasporto passeggeri con autobus o per il comparto turistico-alberghiero. L'evidente scollamento è una prova del «carattere puramente fittizio» delle domande presentate nei click days. Dunque la Commissione tecnica punta ad introdurre controlli in grado di verificare la congruità tra le richieste inserite da privati e aziende e l'effettivo bisogno di manodopera dei settori in cui operano. Ma i controlli sulle richieste inserite nei click days richiedono tempi lunghi ed accurati. Ed il tempo è quasi sempre quel che manca. Per capirlo basta considerare le circa 690mila richieste immesse quest'anno nel giro di tre click days. Numeri del genere concentrati nell'arco di sole tre giornate e i termini assai stretti a disposizione dello Sportello Unico della Provincia (20 giorni per il lavoro stagionale e 60 per gli altri settori) rendono inevitabile la pratica del silenzio /assenso ovvero il tacito accoglimento delle richieste per l'impossibilità di controllarle tutte. Il risultato sono le storture individuate dall'esposto. Ovvero solo 10mila 836 contratti di lavoro attivati a fronte di 34mila 482 visti rilasciati per il lavoro «agricolo stagionale» e appena 4mila 206 posti di lavoro occupati a fronte di 17mila 073 visti per lavori «non stagionali». Per mettere a punto una macchina amministrativa evidentemente ingolfata bisognerà - chiariscono da Palazzo Chigi - «definire un click day per ogni settore dall'agricoltura dalla meccanica, all'edilizia fino alle badanti in modo da garantire le verifiche nei termini previsti». Verifiche indispensabili anche per stillare le «liste nere» in cui inserire persone e aziende che nonostante ripetute richieste di lavoratori extra-comunitari non hanno mai stipulato contratti di lavoro.

Ma la Commissione lavora anche sull'interfaccia delle banche dati visto che oggi i rilevamenti della Polizia di frontiera non sono a disposizione degli Uffici provinciali del lavoro. Anche per queste carenze nessuno ha mai potuto controllare se gli immigrati entrati in Italia con un visto di lavoro venissero effettivamente impiegati da chi ne aveva fatto richiesta.

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