«Alla Lega serve un nuovo leader». Nel giorno del quarantesimo compleanno della Lega Umberto Bossi innesca un piccolo terremoto nella sua creatura. Lo fa dettando una aperta sconfessione dell'attuale leadership. Davanti a una torta di cioccolato per i quarant'anni della Lega, il primo segretario federale del partito lancia un messaggio chiaro e non equivocabile.
«Alla Lega serve un nuovo leader», dice il Senatur dal giardino della sua villa di Gemonio (Varese), raggiunto da un centinaio di leghisti della prima ora nel giorno in cui si celebrano i primi quattro decenni di vita del Carroccio. «Un nuovo leader che vada nella direzione dell'autonomia, che rimetta al centro la questione settentrionale - prosegue lo storico fondatore della Lega -. Se Giancarlo Giorgetti potrebbe sostituire Salvini? Giorgetti è uno bravo, ma non dico niente se no lo massacrano».
Il punto per Bossi è piuttosto un altro. «Se la base non approva i programmi, non vai da nessuna parte. Diventa una bolla di sapone». Le critiche di Bossi non erano mancate anche nel recente passato - «Salvini ha le sue idee, bisogna vedere se sono quelle giuste» aveva detto - ma la scomunica di ieri ha assunto toni diversi e decisamente espliciti. Con la possibilità che attorno a questa presa di posizione possa prendere forma una corrente di opposizione interna che riunisca dirigenti storici e militanti del Nord per costruire una candidatura alternativa a quella dell'attuale segretario. Un'ipotesi che naturalmente sarà fortemente influenzata dal risultato delle Europee. Al momento, dopo 11 anni di segreteria Salvini, nessuno sfidante si profila all'orizzonte. Il segretario e vicepremier ha annunciato un congresso in autunno, dopo le elezioni europee, che sarà preceduto dai congressi regionali. Ed è chiaro che l'affondo va letto anche in questa chiave. La Lega, argomenta Bossi, «all'inizio era un movimento più vicino al popolo, la Lega di quarant'anni fa aveva una base popolare. Noi abbiamo cominciato dal Comune di Varese, ma io domani a Varese per i festeggiamenti con Salvini non ci sarò». Parole cui lo stesso segretario ha risposto con diplomatica benevolenza: «Alle critiche di Umberto Bossi sono abituato da trent'anni - commenta Salvini -, ne parlo anche nel mio libro che uscirà a fine aprile. Le ascolto con attenzione e gratitudine, rispondo solo che vederlo in salute è il miglior regalo per questa festa». Altro registro usa Andrea Crippa nella sua replica indiretta. «Dal mio punto di vista, Salvini ha fatto qualcosa che entrerà nei libri di storia - sostiene il vicesegretario della Lega -. Tra poche settimane si approverà l'autonomia. Salvini è imprescindibile. Credo che giocheremo un ruolo importante anche in Europa. Bossi ha fondato il partito, ma senza Salvini ora la Lega non esisterebbe». C'è poi spazio per parlare dell'esito del prossimo Congresso previsto per l'autunno: «Ne parleremo quando ci sarà il congresso. Se si candida Salvini, io voto Salvini», ha aggiunto Crippa.
Il rapporto Bossi-Salvini era tornato sotto i riflettori un paio di settimane a quando Salvini, in occasione dell'intervista rilasciata a Francesca Fagnani a Belve su Rai2, aveva usato parole concilianti verso il Senatùr. Alla domanda della giornalista che gli chiedeva quando avesse sentito l'ultima volta il suo predecessore alla segreteria della Lega, il vicepresidente del Consiglio aveva risposto: «Forse avrei bisogno di sentirlo più spesso».
E in relazione alle prossime elezioni europee, aveva aggiunto che l'obiettivo è «sicuramente andare sopra il risultato delle elezioni politiche,
quindi, sopra il 9%. Ma Bossi insegnava che i voti non si contano ma si pesano. Quindi per assurdo stiamo riuscendo a fare più cose oggi con una maggioranza coesa con il 9% di quante non ne avremmo fatte con i grillini al 30%»
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