Nell'ormai quasi trentennale storia della Lega Nord sono ormai frequenti i riferimenti gastronomici per indicare i momenti topici della vita del partito: dalla "cena delle sardine" del 1994 che segnò la fine del primo governo Berlusconi al "patto della pajata" per consacrare la riconciliazione con la destra romana nel 2010.
Fino all'attuale "lite della zucca", che segna l'ultimo capitolo del dissidio fra Matteo Salvini, Roberto Maroni e Umberto Bossi. Prima c'era stata la querelle sul nome del partito, con l'attuale segretario che voleva togliere la parola "Nord" lasciando solo "Lega" facendo trasecolare il governatore lombardo e il fondatore del Carroccio.
Ora il pomo della discordia si è trasformato appunto in una zucca. Quella dell'omonima festa piacentina, da tempo tradizione delle sezioni emiliane del partito e quest'anno clamorosamente disertata proprio da Salvini perché "non in agenda". Assenza mal tollerata da Bossi ("Salvini è un po' stupido") e Maroni ("Guai a perdere la nostra identità"), ma soprattutto dalla base nordista del partito, che si domanda perché Salvini pensi tanto al Meridione disertando gli appuntamenti storici del popolo leghista.
Mentre secondo Repubblica aumentano i mugugni contro le sparate salviniane sulla reintroduzione della leva obbligatoria (molti parlamentari sono ex obiettori di coscienza, memori di quando le camicie verdi rifiutavano il servizio militare nell'esercito italiano), Roberto Maroni
lancia su Facebook un messaggio sottile ma chiarissimo.Cambia cioè la propria foto profilo mettendo un'immagine inequivocabile: si ritrae sul podio di un comizio con la scritta "Prima il nord!". A buon intenditor poche parole.
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