Il governo prepara il blocco, le Regioni cercano di farlo saltare. E la Ue si mette di traverso al Natale suggerendo addirittura di non far celebrare le messe. Un'invasione di campo sconcertante che provoca la reazione indignata di Antonio Tajani di Forza Italia: «Spero sia un fake».
È guerra, anzi guerriglia. Fra l'Europa e l'Italia, fra Roma e le Regioni.
Le vacanze saranno senza gli sci, ripete da giorni Roma, ma i governatori non cedono. Non si può buttare via un'intera stagione e allora nel corso di una riunione avanzano una proposta che mette d'accordo tutto il Nord e l'Abruzzo: riaprire gli impianti di risalita, ma riservarli a chi abbia effettuato una prenotazione in albergo o disponga di una seconda casa. In questo modo i flussi sarebbero più gestibili e si eviterebbe il pendolarismo di giornata che moltiplica i rischi di contagio.
Ma il pressing dei governatori ha pochissime chance di successo. Tanto per cominciare, il premier Giuseppe Conte ha spiegato in tv che gli impianti rimarranno chiusi almeno fino a gennaio inoltrato. Punto.
Di più: anche la possibilità di raggiungere le seconde case non è affatto scontata; nel governo, come spiegato ieri dal Giornale, si scontrano due linee: quella più soft, che vorrebbe lasciare la possibilità agli italiani di andare nelle residenze al mare o in montagna, e un'altra, più dura che vuole invece chiudere le frontiere regionali.
I ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza guidano il partito degli intransigenti e non ne vogliono sapere: il 20 o 21 le regioni, pure quelle in giallo, verrebbero sigillate. Insomma, sarebbe permesso andare negli appartamenti o negli hotel della propria Regione, oppure - unica eccezione - nel comune di residenza. Niente di più e nessuna possibilità di mettere gli sci.
Le Regioni non arretrano: diamo lo skipass a chi pernotta. «In caso questo non fosse possibile - spiega Giovanni Toti, numero uno della Liguria - valutiamo la chiusura dei confini del nostro Paese per evitare che il nostro pubblico vada a sciare dove appare verosimile che gli impianti saranno aperti, in Svizzera, Slovenia o Austria. Non vorremmo subire il danno e la beffa». Il governo, meno oltranzista, ha ventilato nei giorni scorsi un'altra misura: la quarantena per chi ha varcato quei confini.
Certo, quel settore, e non solo quello, attraversa una crisi terribile: Forza Italia propone 1,5 miliardi di ristori. Ma sarebbe meglio riavviare il motore, seppure a giri ridotti.
Pure sul fronte della ristorazione: «Le Regioni - rilancia Toti - vogliono comprendere se, oltre alle zone gialle, arancioni e rosse, sia possibile prevedere un'ulteriore fascia con maggiori possibilità economiche, se i dati sanitari lo consentiranno. Su tutte, la possibilità di tenere bar e ristoranti aperti anche in orario serale». Dopo le 18, quando si spengono le luci. E fino alle 23.
Insomma, un occhio alla salute e l'altro al portafoglio e al relax. Dando il via libera non solo ad alberghi, trattorie e skilift ma pure a piscine e palestre. Una lista lunga, troppo per l'esecutivo.
A Roma temono assembramenti e code, rivisti domenica a Milano e Torino nelle vie dello shopping. Lo spiegheranno oggi ai governatori, ma la sensazione è che le concessioni arriveranno, se arriveranno, col contagocce.
Anche sull'orario controverso della messa di mezzanotte.
Questa volta è la Ue a scendere in campo con parole molto pesanti: si invita infatti a «non permettere la celebrazione delle messe» a Natale e comunque ad evitare «cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv o alla radio». «Chiedo alla von der Leyen - replica il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani - di escludere questa misura che nulla ha a che fare con la lotta al Covid».
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