Mentre l'Italia, e il resto del mondo con lei, tentano di definire le strategie della «fase 2» dell'emergenza coronavirus, quella della (graduale) ripartenza, da sempre più parti - compreso Palazzo Chigi - arriva la conferma che questa riapertura non potrà che avvenire con il supporto della tecnologia. Pur tutelando il più possibile il diritto alla privacy, come si è raccomandata di fare nei giorni scorsi anche la Commissione europea. Dall'estero gli esempi arrivano da quei Paesi che sono finora riusciti a contenere i contagi, e che proprio per non vanificare questo risultato si affidano a soluzioni tecnologiche anche invasive. Tra questi c'è la Corea del Sud, esempio molto lodato per aver messo in campo un sistema di tracciamento capillare dei cittadini che è stato in grado, insieme ai tamponi condotti a tappeto, di tenere sotto controllo l'epidemia (a ieri i casi accertati erano 10.480 e i decessi 211). Ieri Seul ha dovuto annunciare un rafforzamento ulteriore di queste misure: chi dovrebbe stare in quarantena e invece viene pizzicato in giro, sarà invitato a indossare un braccialetto elettronico per monitorarne in modo più preciso i movimenti. Dall'inizio della pandemia, infatti, il Paese sta utilizzando i cellulari (oltre alle carte di credito e le telecamere di sicurezza) per seguire gli spostamenti dei cittadini e ricostruire, laddove necessario, la catena dei contagi. Ma, come ha appreso il quotidiano The Guardian, delle 57mila persone attualmente in isolamento obbligatorio, alcune sarebbero uscite di casa «dimenticando» il telefonino a casa, rendendo quindi impossibile per le autorità risalire alle loro frequentazioni. Il braccialetto, ha spiegato il governo, non può essere imposto senza il consenso dei diretti interessati, ma verrà raccomandato offrendo in cambio pene più leggere per la violazione commessa.
In Europa va nella direzione di strumenti analoghi la Russia, forte anche lei di numeri ancora accettabili (13.584 positivi e 106 vittime, a ieri). Venerdì sera Sergei Sobyanin, sindaco di Mosca, l'area in cui si concentra il maggior numero di casi e in cui attualmente è in vigore una serrata simile a quella italiana, ha comunicato che a partire da martedì nella città verrà implementato un sistema di pass digitali che funzioneranno da autorizzazione per gli spostamenti. I dettagli forniti dalle autorità cittadine sono al momento pochi, ma si sa che il pass si potrà ottenere registrandosi su una piattaforma e che sarà richiesto inizialmente per gli spostamenti verso il posto di lavoro, ma che potrebbe poi diventare necessario per tutti i movimenti all'interno della capitale.
A differenza di quanto ipotizzato nelle scorse settimane, questi pass non includeranno un codice a barre «QR» analogo a quello utilizzato nell'epicentro cinese dell'epidemia, Wuhan, che aveva sollevato dubbi relativi alla privacy e a possibili abusi. Nelle stesse ore anche il governatore della regione di Mosca ha annunciato l'introduzione di uno strumento simile.
Da oltre Oceano, invece, due colossi del digitale statunitensi sono entrati nel dibattito su tecnologia e contenimento della pandemia. Google e Apple hanno proposto «un aiuto a governi e autorità sanitarie» interessati a sviluppare sistemi di tracciamento, in due fasi.
A maggio le due società renderanno disponibili quelle che in gergo si chiamano interfacce di programmazione delle applicazioni, utilizzabili sia per i dispositivi Android che iOS, utili per gli sviluppatori che stanno lavorando alle app nazionali. Nei «prossimi mesi» sarà rilasciata una vera e propria piattaforma per il tracciamento dei contatti basata sulla tecnologia Bluetooth. C'è da credere che sarà sfruttata.
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