Mentre la coltivazione di foglie di coca ha raggiunto nuovi record con un aumento del 35% nell'ultimo anno, il Brasile appare sempre più al centro delle rotte del narcotraffico internazionale, pur non essendo un paese produttore di polvere bianca. Inoltre, continua a essere il secondo maggiore consumatore al mondo di cocaina, dopo gli Usa, con il dramma che l'1,7% dei giovani tra i 14 e i 29 anni fuma crack. Uno scenario desolante, rivelato dall'ultimo rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, l'Unodc di Vienna, secondo il quale il paese del samba è oggi il secondo punto di partenza al mondo della coca verso il resto del pianeta.
Sebbene Bogotà continui a dominare le rotte del narcotraffico, via Messico, verso gli Stati Uniti, il rapporto evidenzia uno spostamento di quelle verso l'Europa, dove la Colombia ha perso il ruolo dominante a favore di altri paesi latinoamericani, Brasile in testa. Si tratta della cosiddetta rotta «Cono Sur», che trasporta la coca dalla Bolivia e dal Perù attraverso il Paraguay ed è gestita dal Pcc, il Primo Commando della Capitale, il gruppo criminale verde-oro più importante. La droga lascia il Brasile attraverso i suoi porti principali, ma se il flusso è diminuito in quelli da anni considerati i maggiori hub verso il mercato europeo, quelli di Santos e di Paraguaná, sono cresciuti molto nel nord-est i carichi da quelli di Salvador e Ilhéus a Bahia, e da Joinville nello stato meridionale di Santa Catarina. E mentre nel 2018 le destinazioni internazionali per i narcos brasiliani erano solo sette, oggi sono almeno 21, con Belgio, Paesi Bassi e Spagna a fare la parte del leone come paesi riceventi. Oltre al Pcc e al Comando Vermelho, seconda organizzazione criminale brasiliana, secondo l'Unodc un altro gruppo emerso di recente è la Familia do Norte, molto attiva al confine tra Brasile, Colombia e Perù. Il rapporto evidenzia anche la crescita esponenziale del Pcc in Africa ed Europa, Svizzera compresa, in partnership con la 'ndrangheta. A Londra, inoltre, secondo l'esperto statunitense Ryan Berg, il Primo Commando della Capitale ha iniziato anche a riciclare denaro proveniente dal narcotraffico, mentre l'Africa è diventata un continente sempre più cruciale per il gruppo narcos, presente in forza in Mozambico. Tra i gruppi criminali stranieri attivi in Brasile spicca invece la mafia nigeriana, che nel traffico di stupefacenti replica dinamiche tribali con piccole cellule formate da 4 o 5 persone della stessa etnia, ciascuna con un numero ristretto di persone al proprio servizio. Le cellule non conoscono i membri dei vertici, che sono quelli che costruiscono poi i rapporti con gruppi narcos di altri paesi e oggi, secondo il rapporto dell'Unodc, la nazionalità predominante dei corrieri della droga detenuti negli aeroporti brasiliani, non a caso, è proprio quella nigeriana. Inoltre, secondo il centro di analisi Atlántico Intelligence Group, il Pcc, insieme al cartello di Sinaloa, ha anche iniziato da meno di un anno la produzione di fentanyl in Brasile, con l'obiettivo di conquistare su larga scala il mercato europeo, dove finora il terribile oppioide sintetico non è ancora arrivato come negli Stati Uniti, dove lo scorso anno ha fatto oltre 70mila morti per overdose.
«Un fentanyl prodotto dal Pcc su larga scala in Brasile, trasportato con la stessa logistica della cocaina, permetterebbe di abbassare i costi e scalzare in Europa il mercato dell'eroina», allertano gli esperti in sostanze psicotrope contattati da Il Giornale.
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