"Come Breivik". Il vergognoso tweet rosso contro Fidanza

Un giornalista di Repubblica paragona l'eurodeputato di Fdi al terrorista di estrema destra. Un tweet diffamatorio che supera qualsiasi limite

"Come Breivik". Il vergognoso tweet rosso contro Fidanza

Da ieri campeggia sulla pagina Twitter di Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica col pallino delle camicie nere, dell'eterno ritorno del Duce e dell'incubo fascista che s'annida dietro l'angolo, un post che descrivere come diffamatorio è poco. Il tweet prende di mira Carlo Fidanza. Non è la prima volta che il cronista lo attacca, ma a questo giro è andato oltre ogni umana comprensione: ha infatti paragonato l'europarlamentare di Fratelli d'Italia ad Anders Breivik, lo "sterminatore suprematista" che il 22 luglio del 2011 ammazzò 77 persone tra Oslo e l'isola di Utoya. Un insulto che gli varrà sicuramente una querela ma anche una damnatio memoriae da parte di chiunque abbia un briciolo di senno.

Da sempre la sinistra si erge quale garante della cultura, depositaria della complessità del sapere e unica in grado di discernere e leggere la Storia. Da anni, in parlamento e sulle testate di riferimento, i progressisti si sono fiondati in una assurda rilettura del presente che ad ogni appuntamento elettorale sguainano per infangare il centrodestra. Si tratta, appunto, dello spauracchio del fascismo: sventolare la minaccia del ritorno delle camicie nere deve sicuramente avere un effetto rigenerante sul popolo rosso antifascista per status symbol. E, nonostante il Duce e i suoi tardino a tornare alla ribalta e i partiti nostalgici del Ventennio continuano a racimolare lo zero virgola dei consensi nel segreto della cabina elettorale, nessuno di loro sembra mai ricredersi delle panzane sparate. È pertanto probabile che Berizzi mai chiederà scusa per il tweet postato ieri contro Fidanza. Noi, però, ci teniamo a mettere un punto fermo per dire che la misura è colma.

"Lo sterminatore suprematista Breivik si presenta in aula per chiedere la libertà vigilata esibendo il saluto nazista - ha scritto ieri Berizzi su Twitter - lo stesso gesto che Carlo Fidanza, europarlamentare e capo-delegazione di FdI, si divertiva a fare alle cene elettorali della brigata nera. Pensateci". Il riferimento dello scrittore di Repubblica è al video-imboscata fatto da Fanpage (guarda un po') a ridosso delle ultime elezioni amministrative. Ora, però, il punto è un altro: fin dove può arrivare l'ideologia di un giornalista? Come può anche solo venirgli in mente il paragone tra un eurodeputato (eletto nel 2019 con oltre 10mila voti) e un terrorista di estrema destra in carcere per aver fatto esplodere una bomba vicino alla sede del governo norvegese (8 morti) e per aver aperto poi il fuoco su un campo estivo di giovani laburisti sull'isola di Utoya (altri 69 morti)?

"C'è un limite a tutto e stavolta è stato ampiamente superato", ha giustamente ribattuto Fidanza che ha deciso di portare Berizzi in tribunale.

"L'odio e la faziosità di queste parole avvelenano il confronto politico e la democrazia". Un confronto che la sinistra non ha mai voluto perché da sempre considera l'avversario come il nemico da abbattere. Con ogni mezzo.

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