Ci voleva Rupert Murdoch a far infuriare Sua Maestà. Ed è la seconda volta in poco più di un anno, dopo il referendum sulla Scozia. I giornali dell'editore, non a caso ribattezzato «lo Squalo», fanno lo sgambetto alla regina alla vigilia di un secondo e cruciale appuntamento elettorale: l'altro referendum, quello del 23 giugno in cui il Regno Unito deciderà se restare nell'Unione europea o lasciarla. Come nel settembre 2014, quando il Sunday Times diffuse l'indiscrezione di una regina «orripilata» all'idea dell'addio della Scozia al Regno Unito, un altro giornale del potente magnate australiano torna all'attacco mettendo in dubbio la neutralità di Elisabetta II, stavolta strattonandola dalla propria parte. Con una prima pagina lapidaria il tabloid The Sun, campione di vendite da oltre due milioni di copie al giorno, tira per la giacchetta Sua Maestà e titola a tutta pagina in copertina: «La regina appoggia la Brexit». Poi riferisce di presunte dichiarazioni di Elisabetta II durante un pranzo, datato 2011, del Privy Council, l'organismo che si occupa di indirizzare e consigliare la regina in qualità di capo dello Stato, e avvenuto alla presenza dell'allora vice premier Nick Clegg.«Una bomba» in esclusiva, la definisce lo strapopolare tabloid. E in effetti, per la prima volta Buckingham Palace si spinge fino a scrivere a Ipso, l'organo indipendente di controllo della stampa, nato guarda caso nel 2014, proprio dopo lo scandalo sulle intercettazioni telefoniche illegali dei giornali di casa Murdoch. Un portavoce di Palazzo fa sapere che Sua Maestà si è appellata alla Clausola 1 del Codice degli Editori: «La stampa deve fare attenzione a non pubblicare informazioni o immagini inaccurate, fuorvianti o distorte, compresi titoli non supportati da testo».In discussione c'è lo strapotere di un editore vorace ma anche l'imparzialità di Elisabetta II nel ruolo costituzionale di Capo dello Stato, che un portavoce di Palazzo si affretta a difendere: «La regina rimane politicamente neutrale, come lo è da 63 anni. Non commenteremo affermazioni false di fonti anonime. Saranno i cittadini britannici a decidere sul referendum». Il Sun insiste e «difende la sua storia, basata su due fonti irreprensibili», certe che la regina nel 2011 si sia sbilanciata nel dire che la Ue sta andando nella direzione sbagliata. Chiamato in causa, l'ex vicepremier Clegg nega - anche se qualcuno sostiene lo faccia in maniera poco convincente - anzi parla di «sciocchezze» e accusa il fronte del sì all'addio a Bruxelles di voler solo portare acqua al proprio mulino. Nel frattempo è caccia al «traditore» e il maggiore imputato è il ministro della Giustizia Michael Gove, paladino anti-Ue. La posta in gioco è alta nel referendum e lo è anche per Murdoch, schierato da tempo immemore a favore dell'addio alla Ue con i suoi giornali, Sun in testa. Non a caso il magnate dell'editoria col pallino della politica è anche un forte simpatizzante del sindaco di Londra Boris Johnson, ora divenuto leader e simbolo del fronte del No alla Ue, in contrasto con il premier Cameron, che Murdoch ha sempre preferito ai laburisti ma mai amato alla follia. La vittoria di «Boris» il 23 giugno proietterebbe il sindaco di Londra dritto alla guida del Partito Conservatore. Anche per questo il clima attorno al voto si è surriscaldato. Qualche giorno fa il principe William è stato accusato di sostenere gli europeisti con un discorso al Foreign Office in cui ha parlato «dell'essenzialità di un'azione comune con altre nazioni». Ora anche il fronte anti-europeo non vuole lasciarsi sfuggire alcuna occasione.
Compresa quella di tirare in ballo la regina, le cui parole - molti ne sono convinti - hanno avuto un grosso peso nel referendum sull'indipendenza. Allora Sua Maestà invitò gli scozzesi a «riflettere con grande attenzione su come votare» in un appello insolito. Una prima pagina con le sue parole potrebbe di nuovo spostare gli equilibri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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