Buffon e i malati di indignazione

Buffon e i malati di indignazione

L'uscita - trattandosi di un portiere - è stata avventata. Forse «a farfalle», come si dice quando si manca la palla e l'avversario segna. Ma la pioggia di insulti che ha coperto Gianluigi Buffon per la battuta rivolta a un tifoso cinese somiglia tanto a una carica degli hooligan della squadra dei buonisti un tanto al chilo, i Sepolcri Imbiancati FC.

Giovedì scorso, al termine di Milan-Juventus di Coppa Italia a San Siro, Buffon si ferma per gli autografi. Mentre ne firma uno a un tifoso asiatico, gli fa: «Attento eh, Corona... Ti guardo eh! Cazzo sei, di Wuhan?». E mentre tutti sorridono con malcelata piaggeria, lo saluta con un buffetto.

Il video - ironia della sorte, sempre che sia ancora concessa - diventa «virale». E sui social, che in quanto a buonsenso rivaleggiano con le curve degli ultras, si aprono le cataratte dei commenti. Che vanno dai civili e sacrosanti rimbrotti per la leggerezza, alle offese più retrive. Insensibile, ignorante, uomo di merda, razzista, ecc.

La cosa sfugge di mano e in Cina parecchi non apprezzano l'attitudine all'avanspettacolo da oratorio di Gigi. Passi l'indignazione locale, ma se la cosa arriva in Asia, nuova Mecca dei ricavi dei club europei, il caso è serio. E dunque Buffon registra un video di solidarietà mandato online sui canali di Weibo (il social di Pechino) della Juventus. Un «abbraccio» che sa di scuse diplomatiche imposte dalla società per limitare i danni.

Il fatto di per sé è una scemenza, ma siccome una scemenza in Rete è come un cocomero in discesa, che acquista velocità fino a far danni, merita qualche considerazione.

La prima è che Buffon è un battutista da Serie B. Anzi, a dirla tutta fa un po' pena. Parafrasando la sua sbottata contro un arbitro di Champions, ha un bidone dell'immondizia al posto del senso dell'umorismo.

La seconda è che in quel siparietto di razzismo non ce n'è. Un razzista non si sarebbe fermato, non avrebbe scherzato, soprattutto non avrebbe accarezzato il tifoso. E ovviamente nessuno lo avrebbe accusato di razzismo.

La terza è che la paranoia generale è a livelli di guardia. È come quando a inizio anno gli arbitri si riuniscono e decidono che non saranno più tollerate trattenute in area. Ecco, qualcuno ha deciso che il nuovo Regolamento Corretto recita: non saranno più accettate battute (riuscite o meno) su minoranze, gruppi etnici, gusti sessuali, malattie, morti e dispiaceri. Che può anche starci, ma che noia.

La quarta è che l'indignazione andrebbe sparsa con più cura. Così come gli amici di tutti alla fine non sono amici di nessuno, chi leva gli scudi contro tutti, alla fine non lo fa contro nessuno. Un conto è il dovere di condannare - e bisogna essere chiari: anche di perseguire - chi si rifiuta di servire un cinese, chi li insulta per strada, chi con i fatti li fa sentire intoccabili e untori.

Un altro è riservare lo stesso trattamento da gogna à la carte a un calciatore che goffamente pensa di fare il simpatico, magari convinto che così quel tifoso avrebbe apprezzato il contatto umano. Tipo Amadeus con le donne: altro sport, stesso risultato.

Caso chiuso, triplice fischio. Ma la sensazione è che la Sepolcri Imbiancati FC abbia segnato un altro punto. E veleggi verso la vittoria mondiale.

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