Salvare il soldato Speranza. La sinistra si muove in ordine sparso per evitare figuracce al ministro della Salute, ma l'esponente Leu esce dalla trincea e finisce impallinato dalle sue balle in diretta tv. Non basteranno l'appello dei 130 intellettuali, l'intervista del padre putativo Massimo D'Alema o le rassicurazioni di alleati e colleghi a salvare lo scranno di Speranza né tanto meno la decisione dello stato maggiore di Forza Italia e Lega di seppellire l'ascia di guerra per non imbarazzare il premier Mario Draghi. Perché l'esponente Leu ci mette la faccia ma anziché chiarire ingarbuglia la sua situazione. A inchiodare le responsabilità di Speranza sul piano pandemico fantasma e soprattutto sul rapporto Oms, sparito 24 ore dopo la pubblicazione il 13 maggio 2020 perché affatto congeniale alla narrazione rassicurante della prima parte della pandemia, non ci sono solo le dichiarazioni captate ai suoi uomini come il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, il suo consulente Ranieri Guerra con un piede dentro l'organismo Onu e uno dentro il ministero, o le mezze ammissioni de relato del suo capo di gabinetto Goffredo Zaccardi. Tanto che esisterebbe una lettera nella quale Guerra prende le distanze dal report e accusa Zambon di ravvivare lo scontro tra Italia e Oms e di infuocare lo scontro politico.
Il Giornale è in possesso di un'altra lettera che il capo di Oms Europa Hans Kluge il 15 maggio ha scritto a Francesco Zambon, coordinatore dell'ufficio Oms di Venezia che ha redatto il report e che ha rispedito al mittente le correzioni chieste da Guerra e dalla dirigente Cristana Salvi per edulcorare le accuse alla gestione pandemica dell'Italia. Nella lettera Kluge dice espressamente di aver incontrato il ministro della Salute e che lo stesso Speranza fosse molto deluso dal report. I did discuss Veneto office with the minister, «ho discusso della sede Oms del Veneto con il ministro», fa sapere Kluge al ricercatore che l'Oms avrebbe voluto trasferire in Bulgaria pur di insabbiare la vicenda e che invece si è dimesso. Il destino di Venezia «è in mano a RG», alias Ranieri Guerra, aggiunge Kluge a Zambon. Sono proprio le dichiarazioni dello studioso veneto e il report ritrovato da Robert Lingard, consulente del team di legali che rappresenta le vittime della Bergamasca, a diventare insieme alle 106 correzioni imposte dall'Oms la testata d'angolo dell'inchiesta per epidemia colposa che la procura di Bergamo guidata da Antonio Chiappani sta portando avanti e che potrebbe riservare nuovi colpi di scena. Secondo l'Ansa, la procura non attribuisce a Speranza la rimozione del report.
Nonostante la mole di prove che dimostrano come il governo sapesse del report già da aprile, invece, Speranza ieri davanti alle telecamere di In mezz'ora dice che «la email di Ranieri Guerra (rivelata da Report) con cui il 14 maggio ci informava che il report era stato pubblicato ci riportava un dibattito legittimo all'interno dell'Oms tra chi voleva pubblicarlo e chi no. Ma erano tutte scelte interne all'Oms». Ma allora perché Kluge aveva parlato con Speranza del destino di Zambon e del suo gruppo di lavoro? Speranza insiste: «Ho fiducia nella magistratura e apparirà evidente la piena trasparenza e lealtà delle nostre istituzioni», ma allora perché la sua versione e quella dei suoi collaboratori non torna con le prove in mano ai pm?
Certo, Lucia Annunziata non affonda il colpo e dice che da parte dei pm c'è stata - testuale - un «eccesso di senso del dovere», con buona pace dell'obbligatorietà dell'azione penale e dei 115mila morti che chiedono giustizia. E Speranza abbozza una difesa da autogol: «Eravamo di fronte a una novità e non c'era il manuale delle istruzioni». Le istruzioni si chiamavano Piano pandemico, di cui l'Italia era sprovvista.
«Ma l'ho aggiornato io», dice ancora.
«Quello che c'era era un piano pandemico antiinfluenzale, non anti Covid», dice in tono oltraggioso. No, avrebbe dovuto essere un piano contro una qualsiasi pandemia, di qualsiasi tipo, che non c'era per una concatenazione di negligenze.
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