La buonista Concita crocifissa sui social. Ora scopre il politicamente corretto

La De Gregorio fa apologia di Draghi ironizzando su una scuola campana

La buonista Concita crocifissa sui social. Ora scopre il politicamente corretto
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Non voglio rientrare nella polemica scatenata da Concita (De Gregorio, ma la chiamo solo Concita perché disse a Alessandro Sallusti che chiamarla solo Concita era sessista, pur tenendo una rubrica su Repubblica intitolata «Invece Concita», titolo sessista quindi) che ha detto in tv che Mario Draghi «ha questo tono da titolare di cattedra Harvard che è finito in un alberghiero di Massa Lubrense».

Cioè non voglio rientrarci per difendere l'istituto campano, che si è difeso benissimo da solo. Piuttosto ci entro da scrittore, perché Concita è «giornalista e scrittrice», tanto ormai sono tutti «e scrittori» (pure i politici, tranne Mario Draghi, perché non è un politico e essendo uno dei più autorevoli economisti e banchieri a livello internazionale non ha tempo di scrivere libri, casomai ne scrivono su di lui). D'altra parte il maestro di Concita è stato Veltroni (Walter, lo chiamo per cognome perché viceversa sarà sessista chiamarlo per cognome), giornalista, politico, scrittore e regista, che ha prodotto librini insignificanti che non sai mai se sono per adulti o per bambini ma elogiati da tutti perché ha allevato generazioni di baricchi veltroniani.

I libri di Concita avrebbe potuto scriverli Veltroni e viceversa (all'istituto alberghiero di Massa Lubrense potrebbero insegnare a usarli quando un tavolo balla, sono sicuro che lì leggono Proust più di lei, infatti a differenza di Concita non scrivono), e poi tutta una carriera su Repubblica, da repubblichina femminista. A parte quando diresse L'Unità per farla fallire (non prima di aver licenziato in tronco decine di giornalisti, vittima del suo stesso politicamente corretto, come con i lavoratori alberghieri oggi), nel 2011, proprio quando Mario Draghi divenne Presidente della BCE e salvò l'euro e tutte le economie europee. In quello stesso anno invece Concita pubblicò il saggio Così è la vita (Einaudi, la casa editrice dei benestanti snob di sinistra, che era già di Berlusconi, ma Silvio è liberale, li ha lasciati tutti lì), un guazzabuglio veltroniano smielato e pieno di banalità per insegnare a vivere felicemente la morte (nelle corsie degli ospedali l'avrebbero inseguita brandendo le stampelle). Chi se lo ricorda più? Nessuno giustamente. Dopodiché prende la strada aperta dal femminismo e del #metoo con un altro fondamentale saggio: Cosa pensano le ragazze (sempre Einaudi, sempre Silvio), una serie di interviste con una premessa così: «ho parlato per sei anni con mille donne, dai sei ai novantasei anni». A parte che chissà quante bambine e vecchiette ha molestato per scrivere delle ragazze (avrebbero dovuto querelarla, sembrano tutte sceme), a parte i giri in tv e nei festival giusti per presentare l'ennesimo libro subito celebrato su Repubblica, mentre Concita faceva queste preziose ricerche Mario Draghi (Ph.

D in scienze economiche al MIT, mica in Scienze Politiche a Pisa come Concita) continuava a lavorare duro alla BCE con l'Europa che affondava, pronunciando la famosa frase «Whatever it takes», cioè farò tutto ciò che è necessario costi quel che costi, e lo fece. Nonostante tutto è rimasto un uomo umile, con un curriculum autorevole e lungo come la spocchia di Concita, che è rimasta Concita. In fondo bisogna capirla.

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