Buonos Aires, femministe profanano statua della Madonna

Lo scorso 8 marzo, in occasione della festa della donna, un’immagine della Madonna, o meglio di Nostra Signora delle Grazie di Buenos Aires, è stata profana

Buonos Aires, femministe profanano statua della Madonna

Le femministe colpiscono anche in Argentina. Lo scorso 8 marzo, in occasione della festa della donna, un’immagine della Madonna, precisamente della Nostra Signora delle Grazie di Buenos Aires, è stata profanata con un fazzoletto verde, simbolo del movimento abortista del Paese sudamericano.

A presentare la denuncia contro la libreria del Centro Culturale della Memoria Haroldo Conti, dove la Madonna è stata profanata, sono state Miriam e Georgina Arbizu. Si tratta di una vera e propria profanazione dal momento che i cittadini di Buenos Aires sono molto devoti alla Nostra Signora delle Grazie. Le due donne, spiega Ateleia, considerano la profanazione un’“offesa religiosa e una violazione del primo diritto umano” e pertanto hanno anche denunciato il responsabile di quel settore del centro culturale, Alejandro Kurland, per “incitamento alla violenza e discriminazione”. Secondo la pagina Facebook del centro culturale, l'“opera” sarebbe stata esibita nella biblioteca per l’“esposizione femminista collettiva Para Todes, Tode [Plano de Luta], curata da Kekena Corvalan”.“Da ieri stiamo compiendo atti di rappresaglia. È vergognoso quello che si permette nella pubblica via. Ovviamente in questo centro, nella sala 4, in cui si svolge un’esposizione, i diritti della donna non sono molto rispettati”, ha invece spiegato l’organizzazione pro-vita Marcha de los Escarpines. Il direttore della libreria, dal canto suo, secondo quanto riferiscono le fonti di informazione locali, si sarebbe scusato sostenendo che “sono stati gli impiegati a ‘imbavagliare’ l’immagine”.

All’organizzazione pro-vita, però, tali scuse non bastano: “Alla fine del pomeriggio era tutto uguale. Al di là delle promesse, nessuno ha agito per ritirare l’imamagine il giorno della festa della donna. Una vera offesa alla dignità femminile e alle nostre convinzioni”.

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