Pubblichiamo un estratto del post pubblicato da Alessandro Amadori, professore a contratto di Psicologia della Politica all'Università Cattolica di Milano, consigliere del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, oggi sotto accusa per un libro del 2020
Quando avevo poco più di dieci anni, posi a mio padre, che era la persona più colta e intelligente che conoscessi, e che ritenevo capace di darmi una risposta su qualsiasi argomento, la seguente domanda: «Papà, ma il male è una scelta o una necessità, ossia un atto liberamente scelto oppure qualcosa che si determina al di là della nostra volontà?».
Con mia grande sorpresa, mio padre non seppe darmi una risposta. Da allora, mi porto dietro, e dentro, questa domanda: perché il male esiste? Perché c'è chi uccide, violenta, umilia, degrada, ferisce fisicamente o psicologicamente, sino ad arrivare ai campi di concentramento e agli orrori dei serial killer? Per riassumere quanto ero andato scoprendo nel corso delle mie riflessioni, nel 2020 ho scritto un libro sul male, sul problema del male, pubblicandolo come e-book. In particolare, l'ho voluto collegare a un tema che era diventato di sempre maggiore attualità, quello della crescente conflittualità fra i sessi (o i generi, o come meglio preferiamo indicare i relativi concetti). Il libro ha come titolo «La guerra dei sessi».
In questo libro ho cercato di rispondere ad alcune domande: 1) che cos'è la cattiveria e come la possiamo definire operativamente? 2) quali sono le sue radici psicologiche profonde? 3) come si manifesta? 4) visto che esiste con chiarezza nei maschi, esiste anche nel genere femminile? 5) se sì, quali sono le differenze di frequenza, intensità, modalità di manifestazione delle due cattiverie di genere? 6) che cosa possiamo fare per controllare meglio la nostra aggressività come genere umano? 7) dato che l'aggressività sta sempre di più inquinando anche i rapporti fra i generi, dobbiamo rassegnarci a una perdurante «guerra dei sessi»?
A queste domande ho dato, attraverso un percorso originale di ricerca, almeno delle prime risposte. Ho anche scoperto che, a fronte della frequente e brutale cattiveria maschile, se la si va a cercare con molta attenzione si trova anche una più rara ma talvolta sorprendente cattiveria femminile. Dopo aver riconosciuto il grande, formidabile percorso svolto dai movimenti femministi, mi sono imbattuto in correnti di pensiero che possiamo chiamare di suprematismo femminile. E, parallelamente, ho scoperto che tanti uomini sono smarriti nel rapporto con l'altro genere e si considerano essi stessi, per primi, inadeguati e inferiori rispetto alla crescente potenza femminile.
Insomma, ho scoperto e raccontato delle cose come detto anche inaspettate e sorprendenti. Mettendo bene in luce, lo ribadisco, come il problema dell'aggressività e della cattiveria maschili sia davvero molto grave, tanto da far correre all'umanità il rischio di estinguersi. Ecco alcune righe che traggo proprio dal libro, e che credo fughino qualsiasi dubbio su come la penso: «La cattiveria maschile verso la donna, nel quadro del femminicidio, ha davvero delle caratteristiche ancestrali di violenza bruta, fisica, vendicativa. È una cattiveria brutale e primordiale, quella maschile. Un istinto incontenibile di sopraffazione che reclama il suo tributo di sangue, il suo barbarico rito di sacrificio umano...».
Purtroppo, oggi capita con una certa frequenza che quando si scrive qualcosa che ha anche degli elementi di
complessità, su temi su cui c'è un elevato coinvolgimento anche sociale, qualcuno possa leggere superficialmente il testo in questione, magari dandone anche una lettura capziosa e strumentale. È capitato anche al mio libro»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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