Scatta il 18 agosto l'ora x per i 140 maiali e cinghiali della Sfattoria degli Ultimi di Roma, sani ma condannati a morte dall'Asl Roma 1 per mezzo di scossa elettrica quale misura preventiva della peste suina africana, una malattia non trasmissibile all'uomo. Lo ha deciso il Tar del Lazio che ha rinviato la decisione «in attesa degli adempimenti istruttori» sospendendo l'abbattimento esecutivo per pochi giorni. L'ufficio stampa della giustizia amministrativa fa sapere che «occorre acquisire chiarimenti in merito all'effettiva sussistenza del rischio di propagazione dell'epidemia nella struttura».
In questi giorni l'Asl dovrà depositare altri documenti che serviranno a chiarire alcuni aspetti. Ad esempio, per il commissario straordinario per la peste suina, Angelo Ferrari, nella struttura c'è «carenza e inadeguatezza delle misure di biosicurezza come comunicato dall'Asl Roma 1», accuse respinte in toto dai volontari. «È una guerra ingiusta dichiarata dalle nostre amministrazioni dicono solo perché i nostri amministratori non sono in grado di eliminare i rifiuti dalle strade di Roma, unica ragione dell'urbanizzazione dei cinghiali e della diffusione della peste suina africana».
Tutte le associazioni animaliste si sono strette attorno alla Sfattoria degli Ultimi e tanta gente è pronta a proteggere i suidi. «Se il santuario venisse violato - dicono alcuni attivisti si creerebbe un precedente e saranno a rischio tutte le altre oasi protette e, in futuro, chissà, anche i nostri animali d'affezione che vivono in casa con noi. Non solo è un'ordinanza ingiusta, ma la morte per scossa elettrica è lenta e inumana. Una lunga sofferenza da film horror. Il rischio non è scongiurato affatto. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti».
La decisione, che tanto sta facendo soffrire i 200 volontari del santuario e tanta gente giunta a Roma da diverse parti d'Italia per presidiare notte e giorno l'oasi protetta di via Arcore, arriverà entro giovedì, con decreto cautelare monocratico a firma del presidente di turno.
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