C'è lo stop di Tajani sui sistemi italiani. Ma Kiev vuole colpire con Storm e Samp-T

Il ministro: "Lo vieta la Costituzione". L'Ucraina potrebbe aggirare il divieto

C'è lo stop di Tajani sui sistemi italiani. Ma Kiev vuole colpire con Storm e Samp-T
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Al vertice informale dei ministri degli esteri della Nato di Praga la posizione più difficile è quella di Antonio Tajani. È arrivato nella repubblica ceca dando dell'«imprudente» al segretario della Nato Jean Stoltenberg che da una settimana sprona l'Europa ad approvare l'utilizzo delle armi Nato sui territori russi. E ha continuato ricordando che la nostra Costituzione vietando di «fare la guerra» vieta anche l'uso delle armi donate a Kiev fuori dai suoi territori. «C'è un impegno da parte ucraina a rispettare gli accordi e l'utilizzo delle armi italiane è sotto controllo. Gli ucraini - spiega il ministro - devono sempre comunicare all'Italia come utilizzano le armi».

Tajani rischia però di andarsene da Praga constatando che ai vertici della Nato tutto era già stato deciso. E che il primo a non aver nulla da obbiettare era Joe Biden. A quel punto l'Italia, trinceratasi fin qui dietro l'ambiguo silenzio della Casa Bianca si ritroverebbe con il cerino mano. Certo la decisione ufficiale non arriverà a Praga. E per ragioni strategiche non verrà, forse, neppure mai annunciata. Ma gli attacchi sul territorio russo cominceranno, quasi certamente, prima di quel summit Nato del 9 luglio a Washington durante il quale l'Alleanza sarà tenuta a celebrare il suo 75mo anniversario esibendo un'assoluta unità d'intenti. Del resto sia il Washington Post, sia il New York Times ricordano da giorni come il primo a proporre l'escalation sia stato, a meta maggio, il Segretario di Stato Antony Blinken. Accolta in silenzio dalla Casa Bianca per ragioni di opportunità politica ed elettorale (anche negli Usa la causa Ucraina non è più così popolare) la proposta è stata immediatamente rilanciata in Europa da Stoltenberg. Un tempismo che mal si concilierebbe con la presunta contrarietà del Comandante in Capo del paese capofila dell'Alleanza. Non a caso i consiglieri della Casa Bianca invitati dal New York Times a spiegare la posizione di Biden definiscono «inevitabile un ribaltamento delle sue posizioni». A breve, dunque, l'Italia rischia di perdere la copertura offertale dall'ambiguità della Casa Bianca.

A rendere più complessa la nostra posizione s'aggiungeranno a quel punto le forniture di almeno due sistemi d'arma capaci di colpire in profondità la Russia. Il primo è la batteria antiaerea Samp T consegnata a Kiev d'intesa con Parigi e capace, se posizionata alla frontiera, di abbattere gli aerei russi fino a cento chilometri di distanza. E ancor più imbarazzanti risulteranno le forniture di missili Storm Shadow coperte dal segreto, ma rese pubbliche dal ministro della Difesa inglese Grant Shapps. «Queste armi stanno facendo una differenza molto significativa», spiegò a fine aprile Shapps citando esplicitamente l'Italia. Progettati per «attacchi in profondità» e capaci di colpire più lontano degli Atacs americani gli Storm Shadow sembrano l'arma perfetta per un'Ucraina pronta ad inaugurare il nuovo corso della Nato. Meno perfetta per un'Italia che non si capisce come potrà, a fronte di una decisione Nato, continuare ad impedire a Kiev l'impiego di quei missili sui territori di Mosca.

In questo clima di escalation la Nato deve risolvere il problema delle sue insufficienti difese aeree.

Secondo un «diplomatico di alto livello della Nato» citato dal Financial Times l'Alleanza dispone del 5 per cento del potenziale missilistico e aereo indispensabile per difendere il fianco est da attacchi su larga scala. Una constatazione a dir poco scoraggiante. Soprattutto alla vigilia di decisioni capaci di portare alla guerra aperta con Mosca.

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