C'è un video: il benzinaio si è difeso

Le telecamere confermano: Stacchio ha risposto al fuoco dei banditi. Ma ora si temono ritorsioni

C'è un video: il benzinaio si è difeso

VicenzaLa fortuna del benzinaio più twittato dagli italiani sta nelle telecamere. Non quelle delle decine di tv che in questi giorni lo hanno lanciato sulla ribalta nazionale proponendolo come eroe o, per i familiari del nomade ucciso dopo la tentata rapina a Nanto (Vicenza), come giustiziere, bensì quelle installate da Robertino Zancan titolare della gioielleria presa di mira dai banditi. È grazie a questi filmati che emerge un dettaglio, fondamentale: Graziano Stacchio ha sparato per legittima difesa.

Secondo quanto trapela da ambienti investigativi, dai primi fotogrammi e dall'audio del video ricavato dalle telecamere di sorveglianza viene confermata la versione data dal benzinaio sessantacinquenne. Si sente il rumore del primo colpo sparato in aria dallo stesso Stacchio, si vedono i banditi sorpresi da questa imprevista e imprevedibile reazione da parte di un cittadino che sceglie di non girarsi dall'altra parte. E poi si vedono malviventi fare fuoco ad altezza uomo in direzione della pompa di benzina. A quel punto Stacchio risponde col suo fucile e, presumibilmente, colpisce Cassol. La legittima difesa c'è tutta: se uno mi spara addosso ho tutto il diritto di rispondere. È da qui che partiranno gli avvocati del benzinaio di Nanto per convincere il giudice a respingere l'accusa di eccesso di legittima difesa, reato per cui adesso è indagato («È un atto dovuto», ci tiene a precisare la Procura) quello che Jenny, la commessa che era sola in negozio durante l'assalto della banda, ricorderà sempre come l'uomo che le ha salvato la vita.

Intanto, giusto per confermare che in Italia diverse cose vanno alla rovescia, polizia e carabinieri hanno istituito un servizio di vigilanza continua alla casa di Stacchio e al suo distributore. Non la definiscono una scorta, nel senso che il benzinaio è libero di andare dove vuole, ma il senso è quello. La sfilza di precedenti penali della vittima 41enne, che andava in giro a rapinare gioiellerie con a casa una moglie incinta e quattro figli, è piuttosto lunga e pericolosa, se così si può dire. Insomma, le forze dell'ordine hanno fondati motivi di ritenere che Stacchio corra più di qualche rischio. «Io sono distrutto per aver provocato la morte di un uomo - ripete sconsolato l'esercente a tutti coloro che vanno a fare il pieno da lui - ma la mia coscienza è a posto. Volevo salvare Jenny dalla follia di quei banditi. Spero che si mettano una mano sulla coscienza».

«Se non ci fosse stato lui - conferma l'interessata - non so come sarebbe andata a finire. Sono stati momenti di terrore, a un certo punto mi sono trovata sola con un rapinatore imbufalito perché avevo chiuso la “bussola” intrappolando il complice. Per fortuna è intervenuto Graziano».

Se nel Basso Vicentino le iniziative a favore del benzinaio non si contano e l'altra sera la squadra di calcetto di Longare ha giocato con la scritta “Io sto con Stacchio” ben visibile sul petto, a Fontanelle (Treviso), nel piccolo campo nomadi dove viveva Cassol, il clima è molto diverso.

«Denunceremo il benzinaio, il sindaco e tutti quei politici, a cominciare dall'onorevole Santanché, che hanno rovesciato un mare di odio su di noi - attaccano i parenti della vittima -. Non siamo criminali, lavoriamo duro. E non ci va di essere chiamati rom. Siamo nati qui, siamo anche noi “Razza Piave”».

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