Caccia grossa contro Fdi, la crociata delle procure rosse

Le toghe anti-riforme puntano ai big per indebolire la premier

Caccia grossa contro Fdi, la crociata delle procure rosse
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Le Procure rosse lanciano l'assalto contro Fratelli d'Italia. La riforma della giustizia varata dal ministro Carlo Nordio rompe la pax tra politica e magistratura. Si riaccende lo scontro tra giudici e governo. Le toghe aprono la caccia contro i big del potere meloniano: ministri, sottosegretari, dirigenti di partito e familiari. Nessuno è escluso. I pm «sognano» di buttare giù il governo, votato dagli italiani, per via giudiziaria? É un sospetto.

Eppure i segnali vanno tutti in questa direzione. La magistratura, quella parte allergica a riforme e svolte in una direzione garantista, come ai tempi di Silvio Berlusconi sente l'odore del sangue contro Fratelli d'Italia. Più la riforma Nordio avanza, più cresce la pressione del partito dei giudici sul primo partito in Parlamento. L'assalto è partito. Si punta all'accerchiamento. Un copione già visto. Lo schema appare abbastanza chiaro. Si muovono le due Procure, Roma e Milano, storicamente guidate da giudici che militano nelle correnti di sinistra. Soprattutto la procura milanese, che nella Seconda Repubblica ha assunto il timone del fronte dell'opposizione contro il capo dell'allora centrodestra Silvio Berlusconi. Oggi la stessa Procura ci riprova contro Fratelli d'Italia, primo partito del centrodestra. I magistrati del capoluogo lombardo hanno messo nel mirino il ministro del Turismo Daniele Santanchè. La tecnica non cambia: velina al quotidiano per aprire il processo mediatico, prima di quello naturale nelle aule del Tribunale. Un'azione congiunta tra magistratura e stampa che ha spinto il ministro Santanchè a riferire in Aula, al Senato, incalzata dalle opposizioni. Il ministro del Turismo è indagato dallo scorso 5 ottobre nell'inchiesta milanese con al centro Visibilia, il gruppo editoriale che ha fondato. Ma ad oggi non ha ricevuto alcun atto ufficiale.

Tutto è arrivato prima ai giornali che all'indagato. Da Milano a Roma: lo schema non cambia. I magistrati di piazzale Clodio hanno invece puntato dritto contro il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, fedelissimo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La mossa ha un solo obiettivo: colpire la classe dirigente di Fratelli d'Italia per indebolirla. Alla vigilia delle elezioni politiche i pm ci provarono (senza grandi risultati) con due meloniani di ferro: Carlo Fidanza e Nicola Procaccini. Le inchieste si sono sciolte come neve al sole. Ma la musica non è affatto cambiata. Dopo la vittoria del centrodestra alle politiche, con l'arrivo in via Arenula di Carlo Nordio, un ex magistrato dalle idee liberali, è scattato l'allarme per le toghe rosse. La riforma spaventa l'ala conservatrice. L'assalto delle Procure è ripartito contro Fdi. Nel mirino dei magistrati sono finiti Delmastro e Santanchè. Nella caccia i giudici hanno arruolato anche i giornali. I cronisti hanno scandagliato la vita privata di Anna Paratore, madre del premier, alla ricerca di del passo falso.

Nulla di compromettente hanno trovato. La stampa si è spostata allora sul viceministro Galeazzo Bignami con lo «scoop» sulla festa di carnevale. Spunta una foto vecchissima del meloniano travestito con la divisa delle Ss. Subito parte la richiesta di dimissioni.

Ennesimo buco nell'acqua. La pressione mediatica vira, senza esito, sul ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida. È un crescendo di accuse e illazioni. Tutto fa parte della «caccia», senza soste, alla classe dirigente di Fdi.

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