Roma - Una polpetta avvelenata. Chi ha fotografato Gabriel Natale Hjorth bendato, seduto, mani dietro la schiena, capo chino in avanti, in quella che sembra la sala ascolto del nucleo operativo di via In Selci?
Soprattutto chi è il corvo che ha inviato lo scatto su tutti i social? La storia, a dir poco imbarazzante e che potrebbe rischiare di mandare a monte l'interrogatorio e l'arresto degli americani, ha prodotto una caccia al delatore senza precedenti.
Per alcuni si tratterebbe di una guerra interna alla Benemerita e che ha portato l'Arma ancora una volta a difendersi dagli attacchi dell'opinione pubblica. Bendato appena arrivato in caserma, per soli quattro o cinque minuti, in attesa del magistrato e dell'avvocato. Ma perché?
Una sorta di «nonnismo» stile naja degli anni passati o solo un modo per non far capire all'indagato cosa stesse succedendo attorno a lui? Certo è che i pc inquadrati sono spenti. Certo è che, nonostante ci siano opinioni discordanti, la pratica è illegale. Quanto basta per far intervenire immediatamente i vertici dell'Arma che condannano l'episodio e prendono provvedimenti verso l'ideatore ed esecutore del bendaggio, trasferito a un incarico non operativo.
Di sicuro i suoi colleghi non hanno mosso un dito per impedirlo, tanto che l'inchiesta avviata dalla Procura si allargherebbe anche ai presenti nell'antico convento trasformato in caserma dei carabinieri. Oltre, ovviamente, al delatore.
«Trova il coraggio e ammetti la tua responsabilità» si legge su una chat dei militari indirizzata al fotografo spione. «Un infame che mette nei guai tutti i suoi colleghi» scrivono altri. Insomma, polemiche al vetriolo all'interno dell'Arma, ancora nell'occhio del ciclone per il caso Cucchi. SVla- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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