Predicava jihad e tifava Hamas: espulso l'imam di Bologna

Il Viminale espelle il predicatore della moschea di Bologna: "Jihad e fanatismo"

Predicava jihad e tifava Hamas: espulso l'imam di Bologna
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Mentre ieri nelle aule dell'Università di Bologna i collettivi giocavano a fare i rivoluzionari inneggiando all'Intifada ed esponendo le bandiere della Palestina, a pochi chilometri, nella moschea di via Jacopo di Paolo, l'imam Zulfiqar Khan è stato espulso dall'Italia.

L'imam pachistano è stato portato ieri in Questura prima dell'espulsione perché, come scritto nel decreto di allontanamento firmato dal Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi «ha esaltato li martirio dell'operato dei mujahidin nell'ambito dell'odierno conflitto israelo-palestinese, definendoli come martiri che hanno perso al vita e rivendicando il suo pieno sostegno all'organizzazione terroristica Hamas». Inoltre l'imam di Bologna «ha più volte manifestato una visione integralista del concetto di jihad, arrivando a definirlo quale pilastro della religione islamica e quale principio che imporrebbe al musulmano di combattere sempre e comunque in favore dell'Islam, partecipando attivamente alla lotta contro gli infedeli».

Come se non bastasse le sue posizioni sono «connotate da un forte risentimento antioccidentale e antisemita e da una retorica omofoba e antifemminista». Di fronte a queste evidenze appare surreale la sua difesa: «Io espulso per aver espresso delle opinioni personali».

Non si sono fatte attendere le reazioni politiche con il leader della Lega Matteo Salvini che ha dichiarato: «finalmente lo abbiamo rispedito a casa» mentre il bolognese Galeazzo Bignami, vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti di Fdi esprime «viva soddisfazione per il provvedimento assunto dal Ministro Piantedosi». L'espulsione dell'imam Zulfiqar Khan pone una questione sulla presenza dei predicatori d'odio nel territorio italiano. L'esistenza di moschee (anche abusive) in cui sono presenti imam radicali in alcuni casi legati ai fratelli musulmani che, in particolare da dopo il 7 ottobre, hanno assunto posizioni estremiste e pericolose va monitorata con attenzione e non sottovalutata anche alle luce di quanto avviene in Francia o in altre nazioni europee.

Intanto, se con la ripresa dell'anno accademico nelle università i veri studenti tornano a fare lezione, i sedicenti studenti occupano le aule e inneggiano all'intifada. Ieri nelle scuole superiori e nelle università è avvenuta una «giornata di agitazione per la Palestina» al grido di «intifada studentesca».

La mobilitazione è nata con una serie di obiettivi annunciati dai collettivi promotori Cambiare Rotta e Osa: «Riempiamo di bandiere della Palestina le nostre scuole e università». I partecipanti alle occupazioni hanno indossato «i colori della Palestina e la kefiah» con l'obiettivo di interrompere «l'inizio delle lezioni per denunciare la complicità dell'Occidente nel genocidio», da qui la richiesta di cucire e mettere «in vista bandiere della Palestina più grandi possibili».

Così sono comparsi striscioni e bandiere da La Sapienza alla Statale di Milano passando per l'Università di Pavia fino a numerosi licei romani e milanesi: «Ci siamo mobilitati nelle nostre scuole, ad un anno dall'inizio del Genocidio in Palestina, ribadendo la nostra solidarietà alla resistenza del popolo palestinese. Ci opponiamo alle politiche guerrafondaie, alle misure repressive e alla complicità del nostro governo» ha scritto la sezione romana del collettivo Osa.

Gli stessi gruppi hanno indetto per l'11 ottobre in tutta italiana manifestazioni per il «No Meloni day» in concomitanza con la giornata dello sciopero per il clima indetto dai Fridays for future. Ambientalismo radicale, odio contro la premier, sentimenti anti israeliani, tutto in un unico calderone pur di protestare contro qualcosa.

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