Il caffè con Albertini per svegliare la coalizione

Il Capitano in pressing sull'ex sindaco per la sfida a Sala. Lui frena: "Prima si accordino"

Il caffè con Albertini per svegliare la coalizione

Un caffè per dare la sveglia a un centrodestra ancora intorpidito nella ricerca di un candidato per Milano da contrapporre a Giuseppe Sala in campagna elettorale da sant'Ambrogio. Chi lo abbia pagato ieri in un ristorante appena riaperto non è dato saperlo, di certo ad annunciarlo con grande enfasi sui social è stato il lider maximo della Lega Matteo Salvini che ha così fugato qualsiasi dubbio su quale sia il cavallo da far salire sul Carroccio. «I sondaggi? Non ho una lira - ha risposto ieri ai giornalisti a margine della sua visita al nuovo hub vaccinale all'Hangar Bicocca sotto i meravigliosi Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer -, quindi, mi limito a guardare quelli degli altri». Non troppo velato riferimento a quello di Alessandra Ghisleri già sul tavolo di Silvio Berlusconi e che non vedrebbe un Albertini maramaldeggiare su Sala come qualcuno forse pensava. Di qui il rallentamento di Arcore e quindi l'accelerazione di Salvini che da una scommessa su Albertini ha molto da guadagnare e poco da perdere. Perché il vero rischio per lui è giocarsi la partita su un candidato integralmente griffato Lega, rischiando così, nel caso di una sconfitta proprio nella «sua» Milano, di mettere a rischio gli equilibri della sua leadership fuori, ma soprattutto dentro il partito dove la situazione si fa sempre più fluida.

Per questo un Albertini «indipendente», ma evidentemente più associabile a Forza Italia e addirittura a Fratelli d'Italia, sarebbe un'ottima mossa in caso di vittoria e non una tragedia se dovesse perdere. «È una persona che ha un'idea di città - assicura -, libera e indipendente: ha dimostrato di saper fare e di parlare poco e costruire tanto. In questo momento Milano ha bisogno di un ricostruttore». Parole condivise da Letizia Moratti che mettendo da parte le frizioni tra i due al momento del cambio della guardia a Palazzo Marino, assicura in un'intervista alla Verità che «Albertini è stato un ottimo sindaco, molto amato dai milanesi. Buona parte delle trasformazioni e degli ammodernamenti della città sono dovute alla sua amministrazione, dunque il mio giudizio su di lui è molto positivo». Parole sacrosante, da portare a Sala che proprio ieri ha fatto sapere di essere pronto a spendere il «miliardo di euro all'anno» in arrivo dal Recovery fund. Ecco, se c'è una persona che ha dimostrato di saper spendere i soldi pubblici (e privati), quello è proprio Albertini. A parlare per lui ci sono i quattro depuratori che Milano aspettava da decenni, il maggior numero di chilometri di metropolitana, i quartieri futuribili di Porta Nuova e City Life, la Scala ristrutturata, il teatro dell'Arcimboldi, il quartiere della Bicocca, i parcheggi sotterranei. Il tutto senza un avviso di garanzia per lui e nemmeno per gli assessori della sua giunta.

Un bel marchio di garanzia ora che a Milano arrivano i danée. «Prima - risponde col solito pragmatismo - devono mettersi d'accordo loro. Poi capirò se sono veramente convinto e poi se la mia famiglia è d'accordo». Ma la strada sembra ormai imboccata.

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