"Cafiero manda pizzini". Ombre sul deputato-pm che si auto indaga

L'ala azzurra in commissione antimafia punta il dito contro il conflitto di interessi del grillino

"Cafiero manda pizzini". Ombre sul deputato-pm che si auto indaga
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I suoi modus sono semplici e trasparenti come il nome che porta: Federico Cafiero de Raho, deputato grillino che da marzo invoca «chiarezza» benché la sua carriera da magistrato ricordi la nebbia londinese. La questione è ovviamente quella dei «dossieraggi», espressione ormai limitativa: un dossier si costruisce e si artefà, mentre, nel caso, si parla dell'accesso a informazioni riservate che venivano estratte dalle banche dati della Direzione nazionale antimafia (Dna) e trasformate, per farla breve, in mero potere: soprattutto se diffuse acriticamente da giornali-velina come il quotidiano Domani, assurto al ruolo che negli anni Settanta appartenne a Op di Mino Pecorelli a fronte di una specie per dirla con Luciano Violante di circolo P2 dove personaggi nevralgici si passavano informazioni da usare contro Tizio o a favore di Caio.

Tornando al napoletano De Raho, a tutt'oggi è ancora vice presidente della Commissione antimafia nonostante sia anche l'uomo che dirigeva la Dna quando il reticente tenente della Gdf Pasquale Striano e il magistrato Antonio Laudati, secondo le accuse della procura di Perugia, sfruttavano le stesse banche dati della Dna per ottenere decine di migliaia di file su questo o su quello: e Cafiero de Raho «sapeva tutto», dice da mesi Laudati. Detto questo, la protezione e cautela che sulla grande stampa circondano Cafiero de Raho hanno del surreale. Il tenente Striano operava alla procura di Reggio Calabria quando la dirigeva Cafiero De Raho, e poi passò alla Procura Nazionale Antimafia quando la dirigeva Cafiero de Raho; ora la Commissione antimafia, di cui è vicepresidente Cafiero de Raho, si sta occupando proprio della vicenda della Procura Antimafia diretta da Cafiero de Raho, questo nel periodo in cui a firmare note di encomio per Striano era Cafiero de Raho. Qualcuno lo chiama conflitto d'interessi: per esempio l'ala di Forza Italia che siede appunto in Commissione antimafia e composta dal vicepresidente D'Attis, il capogruppo Pittalis e i membri Gasparri, Zanettin e Tenerini. Non ci vanno giù leggeri: «Cafiero De Raho partecipa alle attività della Commissione antimafia, ha accesso a documenti riservati e incide sul calendario dei lavori: ci sono evidenti in vigilando, e invece il deputato grillino, a mezzo stampa, interferisce e dice che la Commissione non deve ascoltare Striano che tanto si avvarrebbe della facoltà di non rispondere. Cafiero De Raho sembra quasi evocare e suggerire questa scelta, manda un pizzino al suo ex collaboratore».

É dal marzo scorso, peraltro, che i migliori avvocati di Cafiero De Raho sono i quotidiani più diffusi: Repubblica paventa una delegittimazione di De Raho per attaccare l'opposizione e in particolare i grillini: come se non bastassero da soli e come se a sostenere che la Dna fosse un colabrodo fossero solo le destre e non anche l'inchiesta perugina di Raffaele Cantone; Il Corriere del bradipo Giovanni Bianconi, invece, in marzo rilevò banalmente che «Cafiero è da tempo nel mirino dei partiti di maggioranza» mentre l'altro ieri, nel riportare un verbale d'interrogatorio dell'ex procuratore Giovanni Melillo pure risalente a marzo (Melillo non è indagato per i dossier, ma continua ad additare le responsabilità di Cafiero de Raho) Bianconi è riuscito a non nominarlo mai, Cafiero de Raho: l'ha sostituito dall'espressione «precedente organizzazione dell'ufficio».

Sono romane, più che londinesi, le nebbie che hanno accompagnato i percorsi di Cafiero de Raho. Nel 2017, per la procura di Napoli, erano in corsa proprio lui e Melillo: quest'ultimo fu infine favorito dalla mancata proroga dell'inchiesta Consip su Matteo Renzi (l'ha raccontato Luca Palamara, esponente della corrente Unicost che pure era contraria a Melillo) mentre su Cafiero de Raho cadde la tegola di una «documentazione molto dettagliata sulla vita privata di Cafiero de Raho fatta avere direttamente al Csm da qualche manina».

Fu così che - complice l'appoggio dell'allora ministro dell'Interno, il piddino Marco Minniti - Cafiero de Raho approdò alla Direzione nazionale antimafia. Ma di che cosa parlava questa «documentazione molto dettagliata sulla vita privata di Cafiero de Raho»? Sono informazioni che potrete magari leggere su quotidiani come il Domani e non da queste parti.

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