La manovra di bilancio si avvia alla stretta finale con la trasmissione in Parlamento, e dentro la maggioranza si gioca di fioretto per cercare di smussare gli interventi meno graditi. I soldi in cassa sono quelli che sono e il governo è deciso a ristabilire un clima di fiducia con gli investitori così da non aggravare il costo del servizio sul debito.
Le priorità, come indica Nicola Calandrini (FdI), presidente della commissione Bilancio del Senato sono «il sostegno ai redditi più bassi, le famiglie e le imprese, tenendo presenti i vincoli di bilancio». Senza dimenticare «i rinnovi dei contratti nel 2024 del pubblico impiego». La Lega vorrebbe fare qualcosa di più per disinnescare il passaggio a quota 104 (41 anni di contributi e 63 anni di età). Forza Italia, invece, vorrebbe limare la cedolare secca, portata dal 21 al 26%, con una mediazione al 23%. Giancarlo Giorgetti però frena il pressing, facendo sapere che a ogni nuova spesa dovrà corrispondere un taglio equivalente.
Segnali di mediazione comunque non mancano. Se il ministero dell'Economia fa sapere che «le indiscrezioni giornalistiche sulla legge di stabilità non sono definitive», si va delineando un cambiamento sul fronte delle regole per il pensionamento anticipato, con regole meno severe di quelle inizialmente ipotizzate. In sostanza per i lavoratori che hanno cominciato a versare contributi dal primo gennaio 1996, il diritto alla pensione anticipata potrà essere conseguito, anche al compimento del requisito anagrafico di 63 anni, a condizione di avere «almeno venti anni di contribuzione effettiva» e che l'ammontare mensile della prima rata di pensione risulti essere non inferiore a un importo di «3,0 volte» (e non più 2,8) l'assegno sociale, «ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con più figli». La Lega così in serata fa filtrare apprezzamento «per il gioco di squadra» che sta migliorando alcuni provvedimenti «a partire dalle pensioni».
Il Carroccio detta comunque un altolà sull'ipotesi di prelievi forzosi per chi ha debiti con il fisco. «Noi di sicuro non saremmo a favore» dice Andrea Crippa. «Altra cosa sarebbe se lo Stato trovasse misure efficaci verso chi ha debiti importanti, verso i veri grandi evasori». E se Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze del Senato, annuncia che in manovra «ci sono 700 milioni per avviare i cantieri per il Ponte sullo Stretto di Messina, spero già nella prossima estate», Giancarlo Giorgetti risponde a Matteo Renzi sul ridimensionamento della misura a favore «dei 24.450 rimpatriati», una agevolazione che hanno sfruttato molti manager più che ricercatori o docenti e che «costa circa 1,3 miliardi alle casse dello Stato».
Naturalmente c'è la protesta di Cgil e Uil che annunciano scioperi su base territoriale e regionale tra metà novembre e inizio dicembre.
Ma anche la soddisfazione del partito di maggioranza relativa, con Tommaso Foti che fotografa così il risultato finale (o quasi): «Con una guerra appena scoppiata e una che doveva concludersi già da tempo tra Russia e Ucraina, il governo Meloni, nel fare oggi una legge di bilancio, ha compiuto un vero miracolo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.