Alla Camera si lavora un giorno e mezzo

Nasce alla Camera il 'popolo del trolley' con i deputati che lavorano da martedì mattina a mercoledì sera

Alla Camera  si lavora un giorno e mezzo

“Il popolo del trolley”. È questa la nuova denominazione dei deputati che, ormai, ammettono di lavorare solo “un giorno e mezzo a settimana”, dal martedì mattina al mercoledì sera, saltando i lavori previsti alla Camera il giovedì mattina.

Il Parlamento è paralizzato ormai da mesi, spiega La Stampa che riporta la notizia. Prima si attendeva l’esito del referendum costituzionale e, per motivi di opportunità, alcune riforme come quella della giustizia o dello ius soli, sono rimaste in commissione. Poi, a gennaio, è arrivata la crisi di governo e l’incertezza sulla durata della legislatura. Questa settimana potrebbe cambiare qualcosa dato che sono previsti lavori d’aula e in commissione il giovedì per Camera e Senato. Alla Camera si discuterà della legge elettorale e in Senato ci sono i decreti in scadenza. “Ma finora non c’è stata la volontà politica di fare le cose”, ammettono candidamente i renziani. A gennaio, alla Camera, si è discusso solo di accordi di cooperazione con l’Angola, della crisi del sistema bancario, della regolamentazione degli home restaurant e di mozioni sui flussi migratori e sulla resistenza agli antibiotici. Il tema politicamente più sensibile, il testamento biologico, si trova ancora in commissione.

A febbraio invece dovrebbero essere votati i decreti in scadenza sulle banche e il mille proroghe, ma le leggi più spinose come il ddl concorrenza o la riforma della giustizia, sono calendarizzate a marzo. Stesso discorso per il Senato, che giovedì scorso non aveva neppure numero legale per votare la legge per la protezione civile. “Ma vedrete che a febbraio le cose cambieranno e ricominciamo a marciare spediti”, assicurano i vertici del Pd che siedono a Montecitorio anche se tutto dipenderà dalla discussione sulla legge elettorale. Mercoledì arriveranno le motivazioni della Consulta sulla sentenza data sull’Italicum e da lì si capirà come armonizzare i due sistemi elettori previsti per Camera e Senato.

Tutto dipenderà se il Pd troverà l’accordo al suo interno o se Renzi riuscirà a forzare la mano. Certo è che, per votare a giugno, si devono sciogliere le Camere entro metà aprile e questo imporrà un’accelerazione dei lavori per portare a casa gli ultimi provvedimenti.

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