L'accorato appello lanciato in tv dalla Protezione civile il 15 novembre scorso, l'abbiamo ascoltato tutti. «Si cercano con urgenza 450 medici specializzati da destinare alla Regione Campania per il supporto delle attività delle Aziende sanitarie e ospedaliere soprattutto nei reparti Covid». Alla scadenza del bando, tre giorni dopo, la Regione aveva accumulato un pacchetto di 165 mail di adesione, tra anestesisti, pneumologi, infettivologi, medici di pronto soccorso, un numero deludente ma pur sempre a tre zeri. Ma il conteggio era grezzo. Dopo contatti, rinunce e malattie, gli irriducibili, a ieri, sono solo 27, di cui tre anestesisti, quattro infettivologi e nove pneumologi. I più numerosi, se così si può dire, sono i medici dedicati ai pronto soccorso.
Un vero flop. Che ha lasciato l'amaro in bocca a chi si è attivato per chiamare, smistare, selezionare qualche medico di buon cuore. Ma, come ha spiegato Mario C. di Milano, anestesista in una clinica privata. «Ho ascoltato la ragione e non il cuore». Le motivazioni? «Innanzitutto ho fatto la domanda d'impulso, sono in pensione e amo il mio lavoro. Poi ho dato un'occhiata su Internet, ho visto la situazione negli ospedali napoletani, molto disagiate, trasmettono un senso di precarietà disarmante». Ovvio, altrimenti perché si chiama emergenza? «Lo so che non è colpa di nessuno ma io il Covid non me lo voglio beccare a Napoli, dove non conosco nessuno. In tanti abbiamo rinunciato per sfiducia, abbiamo paura che non ci siano neppure le sale di vestizione, che non ci siano le dotazioni di sicurezza». Il medico fa anche due conti. «Offrono 45 euro lordi, il mio meccanico ne prende 60». E poi ci sono le tasse. Spesso questi professionisti sono pensionati e le detrazioni arrivano al 43%. In pratica, a orario pieno prestabilito, lo stipendio mensile di 1890 euro si riduce a 812 euro. Certo, la Protezione civile offre mille euro per vitto e alloggio. «Ma dove trovo una casa a Napoli - aggiunge il medico - non saprei neppure dove andare».
Certe scelte si fanno anche per passione. Come ammette Pierpaoalo M. di Bolzano. Lui ha 69 anni, 40 di esperienza in rianimazione. Era pronto per partire. «Ma ho il Covid (non so come l'ho preso). E quindi devo aspettare che passi. Peccato, mi piaceva l'idea di essere ancora utile, il lavoro è la mia passione. Inoltre conosco bene la Campania, ho degli amici medici e anche so che anche a Napoli lavorano bene, sulle competenze non hanno nulla da invidiare a noi di Bolzano, fanno un'ottima medicina».
Pure Zeno F. di Verona ha febbre e raffreddore. «Sono un chirurgo in pensione, volevo scendere al Sud per dare una mano, ma temo di avere il Covid. Aspetto di fare il tampone. Nelle mie condizioni non è il caso di rischiare».
La lista degli eliminati si allunga. Anche perché ci sono quelli che fanno domanda senza un perché. Come Iris H. tedesca, che ha dato la sua disponibilità, ma solo a fine gennaio. Ora sta lavorando in Nigeria. Oppure come Ahmed M. che ha mandato mail e poi è partito per l'Egitto («Problemi personali»). E che dire di Natalya B.
, russa, con una laurea in citologia a Mosca ma non riconosciuta in Italia? Ha scritto alla Protezione civile mentre si occupa di tutt'altro: studia a Pisa per diventare mediatore culturale. Ma c'è di peggio. Un israeliano, Gianni Dio. Ha usato un fastidioso nome di fantasia. L'adesione era finta, un burlone che aveva voglia di scherzare. Sulla pelle dei malati.
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