Campania zona rossa. De Luca perde la testa. E Napoli va in piazza

Il presidente: "Un governo di dilettanti, vada a casa". Poi accusa Di Maio, Saviano e De Magistris. La replica del ministro grillino: "I cittadini pagano i suoi errori"

Campania zona rossa. De Luca perde la testa. E Napoli va in piazza

La Campania finisce in zona rossa. E a Napoli esplode la rabbia: disoccupati, commercianti e gruppi autonomi (sospettati di legami vicini con la criminalità organizzata) scendono in strada per protestare contro la decisione del governo. Passano poche ore dall'annuncio (retrocessione in zona rossa) del ministro della Salute Roberto Speranza, che a Napoli due cortei (disoccupati e mercatali) affollano le strade della città. Le manifestazioni arrivano in piazza del Plebiscito. Ma anche il lungomare viene invaso dalla protesta. Si temono nuove rivolte nei prossimi giorni contro la chiusura delle attività in Campania. Ma il caso campano apre anche una spaccatura nella maggioranza. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca attacca il governo: «Meglio che vada a casa». Il segretario dei dem Nicola Zingaretti prova a giustificare il compagno di partito: «Ha avuto il merito di lanciare allarmi. Fino a 20 giorni fa c'era una narrazione, una retorica sbagliata da parte di altri, secondo cui non c'era un pericolo e che il virus era scomparso». Nei minuti in cui a Roma, al tavolo della cabina di regia, si decide il destino della Campania, lo sceriffo va in diretta Facebook e apre il fuoco: «La battaglia della Campania è stata l'oggetto del dibattito anche per responsabilità del governo che non ha chiarito che la classificazione in zone, che ripeto per me è idiozia opportunistica, derivava da calcolo dei dati, non da noi».

De Luca contesta la decisione dell'esecutivo, con dati alla mano: «Oggi in Campania ci sono 3.900 nuovi contagi su 25mila tamponi. La percentuale è del 16,5%. Abbiamo la percentuale più bassa di mortalità».

Parole che non arrivano alle orecchie di Speranza: i numeri condannano i campani al lockdown. De Luca è un fiume in piena: «È arrivata la notizia dell'ospedale da campo dell'esercito. All'unità di crisi non lo sapeva nessuno, ma chi vi ha chiesto niente?». Per il presidente le responsabilità sono unicamente del governo: «Voglio chiarire che per noi della Regione Campania andava chiuso tutto ad ottobre per un mese per porre un freno al contagio ed arrivare così al Natale in condizioni di sostenibilità. Il governo, invece, ha fatto altre scelte e cioè di mettere in campo iniziative progressiste con provvedimenti sminuzzati, scegliendo la cosiddetta risposta proporzionale. Una scelta che è totalmente sbagliata. Con questa abbiamo perso due mesi preziosi, con un aumento drammatico dei contagi e dei decessi». Lo scontro arriva al punto che De Luca (esponente di primo piano del Pd) invoca la caduta del governo: «Fatti salvi 3-4 ministri, questo non è un governo. Ma dilettanti allo sbaraglio. Meglio un governo di unità nazionale. Meglio un governo del presidente di persone competenti e perbene, che non produca il caos». De Luca ne ha per tutti: Di Maio, Saviano e De Magistris. Arriva un affondo durissimo contro il ministro degli Esteri: «Non è tollerabile una collaborazione se ci sono ministri come Spadafora che ha raccontato solo bestialità fino alla settimana scorsa, oppure signori come Di Maio. Quest'ultimo l'ho sfidato in un dibattito pubblico già anni fa e rinnovo l'invito per un confronto, in diretta, sperando che non faccia il coniglio come negli anni precedenti».

Nel giro di pochi minuti arriva la controreplica di Di Maio: «Gli errori di De Luca li pagano i campani».

A chiedere il blocco totale per la Campania anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Ma ora c'è un problema di ordine pubblico: si rischia di rivedere le scene della guerriglia urbana di qualche settimana fa.

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