Il «deep state» russo si accoda a Putin e completa la rilettura dell'attacco islamico di venerdì sera in chiave anti-ucraina. Nikolai Patrushev, segretario del consiglio di sicurezza, Aleksandr Bortnikov, capo del servizio segreto Fsb, Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino si uniscono alle parole di due giorni fa dallo zar del Cremlino per fissare con chiarezza le linee della propaganda: gli attentatori erano estremisti musulmani ma addestrati e prezzolati dal nemico ucraino con il sostegno di Stati Uniti e Gran Bretagna. Alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se non gli sembra strano che gli islamici si siano fatti usare da un presidente di origine ebraica come Volodymyr Zelensky, Peskov ha risposto che la spiegazione è semplice: «Si sa che Zelensky è un ebreo un po' particolare, visto che mostra una spiccata simpatia per lo spirito nazionalista del regime di Kiev».
Intanto l'agenzia Bloomberg diffonde un'analisi in cui cita in maniera anonima alcuni funzionari del Cremlino. La sintesi: nessuno nell'élite di potere crede che l'Ucraina sia collegata all'attacco degli islamici radicali alla sala concerti Crocus City Hall. «Secondo quattro fonti vicine al Cremlino non ci sono prove del coinvolgimento di Kiev nell'attacco terroristico», scrive Bloomberg. «Putin lo sa perché ha assistito personalmente alle discussioni in cui i funzionari sono giunti a questa conclusione. Nonostante ciò, intende sfruttare la tragedia per costringere i russi a schierarsi attorno alla guerra in Ucraina». A fare il lavoro sporco sono gli host tv di regime come Vladimir Solovev: la sua trasmissione di domenica scorsa, giorno di lutto nazionale, a cui ha partecipato il direttore di Rt Margarita Simonyan è stata un crescendo di violenza verbale nei confronti dell'«Occidente collettivo», accusato di alzare ogni giorno che passa il livello della minaccia esistenziale contro la Russia.
E visto il clima di psicosi non è un caso che ieri a parlare siano stati i «falchi» del regime. Tra tutti spicca Patrushev, considerato l'anima nera dell'autocrate russo. I due si conoscono da sempre e da sempre marciano affiancati. Patrushev sostituì Putin alla guida del Fsb quando questi fu chiamato all'incarico di Primo Ministro nel 1999. È il teorico della cosiddetta «nuova nobiltà», la classe di dirigenti dei servizi di sicurezza destinata a salvare i destini della Russia, ed è considerato il più anti-americano tra tutti gli uomini di vertice. Quando gli analisti passano in rassegna le figure che potrebbero potenzialmente sostituire Putin, di solito indicano lui nelle prime posizioni, magari affiancato dal figlio Dimitri, ex banchiere, attualmente ministro dell'Agricoltura, annoverato tra le figure emergenti della politica russa.
Il tentativo di mobilitazione anti ucraino nato dopo l'assalto alla Crocus City Hall non viene smontato nemmeno dalle incongruenze del racconto ufficiale degli eventi.
Ieri il dittatore bielorusso Lukashenko ha detto che contrariamente a quanto dichiarato dai russi gli attentatori volevano rifugiarsi, appunto, in Bielorussia, e che solo le misure di sicurezza assunte dopo l'attentato e la chiusura delle frontiere li costrinse a cambiare il percorso e a dirigersi verso la vicina frontiera ucraina.
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