Il campo largo è già finito. E Schlein cambia linea: tolleranza zero con Conte

I 5s escono dall'aula e il Pd attacca: "Votate solo per le poltrone". Da Kiev a Renzi, divisi su tutto

Il campo largo è già finito. E Schlein cambia linea: tolleranza zero con Conte
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L'ultima lite si accende sul salario minimo. I 5 Stele si vedono dichiarare inammissibili una cinquantina di emendamenti, fra cui quelli sul sacro testo del salario minimo, e abbandonano l'aula in una nuvola di indignazione. I deputati del Pd invece restano e dal Nazareno scagliano frecce avvelenate contro le truppe di Conte: «Quando si tratta di ottenere poltrone in Rai, sono sempre presenti per votare. Quando invece non si parla di poltrone, si abbandona l'aula». Frasi che non si erano mai sentite prima d'ora.

Aventino e Contro-Aventino. Perché sulle nomine Rai, l'altra sera, era stata Elly Schlein a dettare la linea dell'intransigenza: il Pd fuori, i 5 Stelle invece dentro, a spartire le poltrone. Insomma, una volta tocca all'uno, una volta all'altro. Il problema è che il Campo largo pare più un miraggio che uno spazio condiviso. E ora Schlein passa alla tolleranza zero verso l'alleato che tanto alleato non è.

Si ritrovano in Cassazione per la consegna del milione e passa di firme contro l'autonomia differenziata ma è un incrocio freddo che non fa scoccare la scintilla. Nello stesso campo, ma lontani. Pronti a scontrarsi di nuovo sul tema incandescente della cittadinanza: lei corre verso il referendum, lui non firma e invoca lo ius scholae. Attrito.

Come sull'Ucraina e, più modestamente, sulla Liguria. Schlein imbarca Renzi in vista delle regionali, i 5 Stelle mettono il veto, come si fa all'Onu.

Ma queste sono beghe domestiche. Ben più drammatica è la situazione sul versante della politica estera. Schlein sposa posizioni filoNato, Conte si fa pacifista e partecipa alla marcia Perugia- Assisi. In Parlamento arriva la risoluzione che chiede di togliere le restrizioni all'uso delle armi da parte di Kiev in territorio russo. Il Pd appoggia il testo, i 5 Stelle votano contro, come la Lega.

Basterebbe un tema così divisivo e decisivo per alimentare prognosi infauste sulla compattezza dell'opposizione, ma le crepe si aprono ovunque. Quando non erano visibili già prima. Il leader dei 5 Stelle si barcamena fra Trump e Harris, del resto l'ex presidente l'aveva a suo tempo battezzato con quell'enfatico «Giuseppi». Al Nazareno invece sono schieratissimi per Kamala e guardano con orrore all'equidistanza del Movimento.

Insomma, è difficile trovare un dossier su cui i due partner siamo allineati. E pronti a marcire d'amore e d'accordo. C'è stata una fase, come dire, pionieristica, in cui, complici il segretario della Cgil Maurizio Landini e le sue adunate di piazza, i due procedevano affiancati. Ma quelle erano piazze imbandierate nel segno dell'antimelonismo. Un po' come è successo in Francia con la grande ammucchiata per fermare la destra destra. Costruire programmi e ritmi comuni per poi, eventualmente, governare insieme è un'altra cosa. Che sembra non funzionare, con le dovute differenze, a Parigi come a Roma.

Gli slogan contro la precarietà e le note di «Bella ciao» non bastano per incollare i pezzi. Chi va di qua e chi di la, anzi certe virate paiono la risposta non alle mosse degli avversari, ma dentro il proprio schieramento. Certo, l'avvocato pugliese, alle prese pure con la guerriglia interna scatenata da Beppe Grillo, conduce una battaglia spregiudicata per non essere schiacciato dalla concorrenza del Pd che, dopo una fase di incertezza, ha conquistato la leadership dell'opposizione. Ora sul terreno scivolosissimo della Rai si innesca quest'altra miccia. E il Pd imbastisce una fulminea requisitoria lunga come un telegramma: «Quando si tratta di ottenere poltrone in Rai, sono sempre presenti. Quando invece non si parla di poltrone, lasciano l'aula».

«Non vorremmo - è la replica in formato stilettata dei 5 Stelle - che dopo la Rai anche sul lavoro il Pd si faccia dettare la linea da Renzi».

È la tempesta perfetta. Anche se è presto per capire se alla fine torneranno i sorrisi e le strette di mano. O se l'opposizione si spaccherà come gli iceberg alla deriva.

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