La Cancelliera paga caro il sì al milione di profughi. Ora il rebus maggioranza

Gli elettori puniscono la linea dell'accoglienza Governo più difficile con l'"alleanza Giamaica"

La Cancelliera paga caro il sì al milione di profughi. Ora il rebus maggioranza

Il terremoto annunciato dai sondaggi delle ultime settimane è puntualmente arrivato. L'epicentro è a Berlino ma le scosse si sentiranno presto in tutta Europa. Da 60 anni esatti, dal Parlamento eletto con le elezioni del 1957, il volto della politica tedesca non era così profondamente connotato dai partiti di destra: allora a sedere in Parlamento era la Deutsche Partei, oggi c'è Alternative für Deutschland, il movimento nato per dare voce ai no euro e poi abilmente trasformato nel bastione di chi si oppone alla politica sull'immigrazione di Angela Merkel. E insieme all'esordio dell'Afd il prossimo Bundestag vedrà il ritorno dei liberali dell'Fdp, il partito che più si è battuto in campagna elettorale per una diminuzione delle tasse, contro il «lassismo» monetario della Bce, contro ogni ipotesi di solidarietà fiscale a livello europeo. Afd è il partito della destra securitaria, l'Fdp quello della destra economica. E a dettare l'umore della Germania in questo momento è soprattutto la prima.

I sondaggisti del primo canale della televisione pubblica Ard hanno chiesto a chi ha votato per Afd il motivo della scelta. L'86% ha risposto che la Merkel e il suo governo avevano trascurato le preoccupazioni dei tedeschi sull'immigrazione. Un altro 74% (erano possibili più risposte) ha aggiunto che la Cancelliera ha abbandonato le tradizionali politiche conservatrici. L'inverno tra il 2015 e il 2016, l'arrivo di un milione di rifugiati in meno di due anni, hanno lasciato il segno e il «Wir schaffen das», «ce la faremo», della cancelliera non è bastato. Cdu e Csu hanno lasciato sul campo tra l'8 e il 9% dei voti in quello che è il peggior risultato dei cristiani democratici dal 1949. In Baviera la perdita della Csu, tradizionale ala conservatrice dell'Union, supera l'11. A far saltare per aria i tradizionali equilibri politici è anche il risultato catastrofico dell'altro pilastro della Grosse Koalition, la Spd, che ha perso un quinto dei voti. Il leader del partito Martin Schultz, come previsto in caso di bilancio negativo del voto, ha annunciato la decisione di rimanere all'opposizione. L'unica possibilità concreta di governo rimane dunque la cosiddetta coalizione Giamaica: democristiani, verdi, liberali. Metterli d'accordo sembra un'impresa, ma guai a trascurare le capacità tattiche della Merkel. Prima del voto la Cancelliera, anticipando per motivi a prima vista incomprensibili, la legge sulle nozze gay, ha già tolto di mezzo quello che poteva essere uno dei maggiori ostacoli sulla strada di un accordo. Da sempre poi i verdi sono spaccati in due: i Fundis (fondamentalisti) rifiutano di solito ogni tipo di cedimento ai principi del movimento; i Realos (realisti) si comportano in accordo con il loro soprannome. Wienfried Kretschmann, Ministerpresident del Baden Wuttenberg, unico verde a occupare la poltrona più importante in un Land, ieri si è dimostrato tutto sommato possibilista: «Se ci verrà richiesto prenderemo seriamente in considerazione la possibilità di colloqui. Il compromesso fa parte della politica, ma in questo caso le trattative saranno difficili». Nessuno pensa il contrario. Nella migliore delle ipotesi ci vorranno settimane se non mesi perché il cosiddetto Koalitionsvertrag, contratto di coalizione, venga firmato. Per la politica tedesca è un passaggio obbligato: il programma dell'alleanza che si prepara a governare viene sintetizzato in un librone di centinaia di pagine. Una volta raggiunto l'accordo il testo viene considerato vincolante quasi come un contratto vero.

Questa volta poi all'opposizione ci sarà un movimento come l'Afd che, per quanto destinato a rimanere escluso dai giochi di potere, pare destinato a cambiare i toni compassati della politica tedesca. «Il politicamente corretto appartiene ormai alla discarica della storia» ha dichiarato bellicosa Alice Weidel, numero uno del movimento.

Ogni cedimento sulle politiche di immigrazione ma anche sulle politiche fiscali europee si scontrerà con l'accanimento di una destra per la prima volta diventata parlamentare. Anche per questo a Berlino guarderanno d'ora in poi tutti i movimenti anti immigrati d'Europa. Italia compresa.

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