
È una città che si trova a fare i (drammatici) conti proprio con quell'immagine che era diventata il suo vanto. La Milano di Sala che sale. Lo skyline che cambia, lo sviluppo edilizio, la riqualificazione immobiliare, la rigenerazione urbanistica. Sono passati ormai due anni da quando la Procura di Milano ha calato la scure sulle prime «ristrutturazioni» diventate «nuove costruzioni» grazie a una semplice Scia, ovvero una Segnalazione Certificata di Inizio Attività e non a un Permesso di costruire.
La prima lente di ingrandimento dei pm è in periferia, su un nuovo edificio di Piazza Aspromonte e sulle Torri di Crescenzago, un'area dove al posto di due capannoni industriali ha visto spuntare tre palazzi di 81, 59 e 10 metri, per un totale di 113 appartamenti. È solo l'inizio di un'indagine che si allarga a decine di progetti e blocca gli uffici: secondo gli inquirenti per quei palazzi si sarebbe dovuto richiedere un permesso di costruire, con la valutazione d'impatto sul territorio circostante, oneri di urbanizzazione più alti e un «piano attuativo» sui servizi e le opere infrastrutturali necessarie nel quartiere per contenere i nuovi volumi di traffico e i nuovi abitanti. Di fatto è la paralisi dell'edilizia cittadina, aggrappata a un «Salva Milano» che non riesce a salvare per ora neanche se stesso dallo stallo (e dalle polemiche), incartato nell'ennesimo rinvio in Senato: la Commissione Ambiente aveva posto come termine ultimo per la presentazione degli emendamenti il 5 marzo ora slittato al 12 marzo. Così oggi pare sempre più lontano lo sblocco della paralisi in cui è finita l'urbanistica milanese.
Sono circa una ventina le inchieste della Procura per abusi edilizi, con 3 edifici sequestrati e una cosa come 150 progetti sotto la lente. Inchieste che hanno un contro valore di 130 milioni di euro di oneri di urbanizzazione non incassati e una perdita di investimenti diretti pari a 5 miliardi di euro ma porterebbe alla perdita di circa 38 miliardi di prodotto nei prossimi cinque anni nell'intera filiera industriale. Il capoluogo lombardo, infatti, attira il 40 per cento degli investimenti immobiliari italiani, trainati da fondi internazionali. Oltre agli investimenti esteri già dirottati altrove, infatti, non si può calcolare il danno di immagine e di credibilità subito da Milano che avrà strascichi tutti da valutare (anche in soldoni). Le «scie» che il blocco si porta dietro non sono solo urbanistiche. A rimanere col cerino in mano anche i nuovi proprietari delle case finite nel mirino, senza l'appartamento nuovo e già pagato e senza neanche il vecchio già venduto.
Sarebbero circa 650 famiglie (ma oltre mille persone) che hanno acquistato appartamenti nei 13 cantieri bloccati dalla magistratura, dalle Park Towers a Crescenzago alle Residenze Lac davanti al Parco delle Cave, e attendono ancora di capire se quei cantieri saranno «liberati». Si sono riunite nel comitato «Famiglie sospese, vite in attesa» di capire se e quando potranno uscire dal limbo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.