Levante non è facile cantare un brano come Vivo.
«Vivo è il racconto di una rinascita dopo un momento buio, che per me è stato il post parto. Oscillando tra stati d'animo costantemente opposti».
Ossia?
«Da una parte la gioia per avere tra le braccia la cosa più importante della tua vita e dall'altra lo scoramento perché il corpo dal punto di vista ormonale non risponde più. Io ho desiderato ritrovare un equilibrio. Al centro del brano c'è l'ambizione di riprendere possesso della propria vita, riappropriarsi di mente e corpo. Gioirne significa potersi sentire ancora magicamente vivi».
Anche Amadeus ci ha letto una sorta di rivendicazione femminista.
«Non voglio mettere la bandierina su niente e non ambisco a che Vivo diventi un inno femminista. Ho parlato di me, ma anche di milioni e milioni di donne che per vergogna o timidezza non ne parlano perché c'è ancora una sorta di tabù per la depressione post parto. In Vivo ho sentito come artista la necessità di raccontare questo momento».
Lei accenna alla depressione e anche Mr. Rain e Modà ne parlano nei loro brani.
«Siamo fuori da una pandemia che ha stroncato l'entusiasmo di molti e fatto rivalutare la vita a tanti altri. Dal 2020 qualcosa è cambiato in tutti noi. E dato che sul palco salgono artisti che cantano della vita, è normale che sia un tema così potente e così presente».
Come l'ha cambiata la maternità?
«Già la parola mi fa venire ancora i brividi. Di certo mi ha cambiato molto e si sente in tutto il nuovo disco. C'è il diventare adulti, anche se poi non so se la maternità vuol dire davvero diventare adulti».
Come sarà il nuovo disco? Si intitola Opera futura e uscirà il 17 febbraio. In copertina Levante tiene in braccio un cigno.
«È un simbolo di bellezza e leggerezza, perché sconfigge la gravità sentendosi a casa in cielo come in terra e in acqua».
Da dove le è venuta l'ispirazione?
«Leggendo una frase di Emily Dickinson: La speranza è quella cosa piumata. Ho pensato che fosse perfetta».
Durante la serata delle cover si
esibirà in Vivere di Vasco Rossi con il grande Renzo Rubino.«Avevo bisogno di avere un amico con me e Renzo lo è. E la scelta di Vasco mi sembrava perfetta perché anche lui parlava del buio e si completa con Vivo».
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