Il caos delle licenze che nessuno controlla

Un meccanismo perverso

Il caos delle licenze che nessuno controlla

È un po' come l'angolo morto nello specchietto retrovisore. Non si vede quel che invece c'è. Nel caso del senegalese dal nome impronunciabile, Ousseynou Sy, una sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza e una condanna a un anno, con pena sospesa, per molestie a minori. Non proprio un bel biglietto da visita per l'autista di un pullman carico di ragazzini. Anzi, un paradosso quasi incredibile. E però in queste intercapedini si era infilato Sy, riuscendo ad eludere ogni controllo e le possibili contromisure. Al quartier generale delle Autoguidovie allargano le braccia: «Non sapevamo nulla nè di una cosa nè dell'altra». In effetti storia patria è zeppa di disastri forse evitabili se ci fossero state banche date in grado di dialogare, rapporti meno formali fra diversi soggetti pubblici, meno burocrazia e più velocità nelle vene del Paese.

Ora Matteo Salvini corre ai ripari: «Domani mando una circolare a tutti i sindaci per fare quello che dovrebbe essere scontato ma non tutti fanno: chi lavora a contatto col pubblico porti la fedina penale». Sy in realtà l'aveva presentata al momento dell'assunzione, nel 2004, a dimostrazione che talvolta nel sistema può aprirsi una crepa potenzialmente fatale. Il problema è che il casellario non era stato scandagliato quando era arrivata la condanna. Si scopre ora che non c'è un obbligo per quanto riguarda il segmento del trasporto pubblico locale, oggi in prima pagina con i tormenti di Autoguidovie. Nessuno si era accorto di quella macchia, ancora più invisibile perchè la condanna, come da codice, non era stata eseguita.

Con un meccanismo analogo il senegalese aveva risolto la grana della patente sospesa: si era messo in malattia e poi era rientrato in servizio come se nulla fosse. Ancora una volta Autoguidovie era rimasta all'oscuro, ma la Motorizzazione non era tenuta a passare l'allarmante informazione. «Ci sono delle zone d'ombra nei rapporti fra pezzi dello Stato e le società che svolgono un servizio pubblico - spiega al Giornale l'ex prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, oggi consulente dopo aver lasciato la pubblica amministrazione - il sistema in generale funziona, ma ci sono dei vuoti, delle lacune, delle interruzioni nella catena della comunicazione, anche a causa dello scudo talvolta quasi insuperabile della privacy. Per questo servono iniziative legislative mirate per evitare il ripetersi di situazioni cosi inquietanti».

Il sindaco di Crema Stefania Bonaldi, Pd di fresca fede

zingarettiana, fissa i paletti: «Queste questioni cosi drammatiche devono trovare una risposta chiara in tempi rapidissimi. Noi siamo pronti a costituirci parte civile in un prossimo processo, ma questo non può bastare».

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