«Quello che sta accadendo oggi in Russia sembra la Roma in declino del 400 dopo Cristo. Certo le similitudini, per gli storici, sono trappole mortali, ma qui la suggestione è potente: Putin, apprendista stregone, ha lasciato che questo esercito privato, la Wagner, con un signore della guerra pagato privatamente, crescesse così tanto che, ora, non riesce più a controllarlo...». Marco Mondini, storico dell'Università di Padova, è sorpreso per la rivolta in Russia da parte della compagnia Wagner, ma non è sorpreso del fatto che un «esercito privato» possa rivoltarsi contro chi lo paga. Considerata anche «l'escalation nelle dichiarazioni del suo potente fondatore, Prigozhin, nei confronti del ministro della Difesa e dello Stato maggiore russo negli ultimi due mesi».
Mondini precisa che gli uomini di Prigozhin «non sono mercenari secondo la definizione canonica: innanzitutto sono per la maggior parte cittadini russi o dell'ex spazio sovietico; e sono piuttosto dei contractor, che lavorano in una delle tante private military company, compagnie nate negli Usa e poi esplose nei primi anni 2000», dopo lo smantellamento degli eserciti di coscrizione in Europa e per la volontà dei governi di non rischiare le vite dei propri cittadini in teatri di guerra (e, anche, la propria popolarità). In ogni caso, dal punto di vista storico l'impiego di mercenari (o contractor) è tutt'altro che una novità: «Gli eserciti solo nazionali - spiega Mondini - sono una novità dell'età moderna, frutto della Rivoluzione francese e americana. Hanno fatto la storia militare contemporanea fra '800 e '900 ma, in realtà, hanno un percorso storico breve. Nell'Impero romano, per esempio, le armate erano integrate da truppe ausiliarie, che contribuivano enormemente al potenziale dell'esercito. Il problema non è che fossero composte da stranieri: il problema è che, dopo la crisi militare del III secolo d.C. e ancora di più dall'inizio del V, il rapporto si inverte, e lo stato non è più in grado di controllare queste truppe ausiliarie, non riesce a sconfiggerle sul campo». Il che ricorda esattamente la parabola della compagnia Wagner: «Una evoluzione prevedibile e perniciosa: a un certo punto, la compagnia è diventata la punta di diamante delle forze operative russe in Ucraina, la meglio armata e la più utilizzata... Il tutto avvolto in un'aura di ambiguità e falsità e con la certezza, comunque, che fosse organica al potere russo, che vi ha fatto ricorso con estrema spregiudicatezza. Come già era successo in Siria e in Africa».
Il punto è proprio nel «sottile rapporto di forza fra chi paga e chi è pagato»: «È interessante che la prima rivolta contro il potere di Putin avvenga perché si è fidato troppo di un amico che stava pagando...» Ma è anche vero che si sono dimenticati, o sottovalutati, «pericoli e sospetti sepolti nei secoli»: nel Medioevo, nel '500 e nel '600, per esempio negli Stati regionali italiani, «la forza militare non si basava su eserciti permanenti. Era l'epoca degli eserciti on demand e, di solito, non costituivano una minaccia». Anche se, data la fedeltà a pagamento, di fatto «i voltafaccia erano numerosi... Celebre è il conte di Carmagnola, che nel '400 fu decapitato dai veneziani per aver tradito la Repubblica. Ma, nella guerra dei Trent'anni, c'era chi cambiava casacca ogni giorno». Qui il caso più clamoroso, ma non certo l'unico, è quello di Albrecht von Wallenstein: «Da condottiero si ritagliò un potere sovrano e iniziò ad agire non come generale al servizio dell'Impero, bensì come signore di sé stesso, scontrandosi contro quello stesso potere che lo pagava e aveva fatto la sua fortuna».
Una «regola aurea» che, conclude Mondini, si ripete da secoli in Europa: «Quando un signore della guerra riesce a ritagliarsi una autonomia politica nel contesto del potere per cui combatte, il rischio è che l'hybris gli faccia decidere di prendere il potere lui stesso. Come sembra accadere oggi in Russia».
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