È stato individuato chi ha battuto il «chiodo nel posto sbagliato». La società indicata dall'indagine interna di Rfi è stata sospesa. Si tratta di una azienda, la Str92, di Isola Liri nel Frusinate. A questa società viene imputato il gusto tecnico che ha causato l'interruzione del servizio di una cabina elettrica tra le stazioni di Roma Tiburtina e Roma Termini. L'azienda, specializzata in servizi topografici e ingegneristici nel settore delle infrastrutture, è ciò che aveva chiesto il ministro Matteo Salvini: «un nome e un cognome» per indicare il responsabile del disagio subito da centinaia di migliaia di viaggiatori che si sono trovati a vivere il «mercoledì nero» delle ferrovie, con treni soppressi e ritardi fino a quattro ore.
Sul banco degli imputati resta comunque il sistema ferroviario per la mancanza di tempestività nell'attuare le procedure di emergenza in queste occasioni per evitare la paralisi dei treni. E anche su questo Ferrovie dello Stato intende fare piena luce. Intanto c'è chi si è prodotto nel quantificare i disagi subiti da viaggiatori. Venti euro per ogni ora di ritardo subita dal singolo passeggero. Calcolando che circa 500mila persone ogni giorno salgono su un treno e che tra soppressione di convogli e ritardi di ore di quelli non soppressi, si è arrivati a una cifra record di 40 milioni di euro. Fin dalla sua prima dichiarazione il ministro Salvini ha ribadito che «chi ha sbagliato dovrà pagare» perché non si può mettere in ginocchio un sistema che sta ricevendo tanto in termini di finanziamenti per potenziamento delle infrastrutture e dei convogli «l'azienda responsabile non lavorerà più con Fs» ha aggiunto.
Anche l'amministratore delegato di Rfi, Giampiero Strisciuglio, parla di «malfunzionamenti inaccettabili». «Il guasto è stato provocato - spiega - da alcuni lavori notturni effettuati da un'azienda esterna al gruppo Ferrovie, un'attività svolta in modo non corretto che ha danneggiato un cavo e compromesso il funzionamento dell'alimentazione elettrica di una cabina».
Proprio sull'abuso dell'esternalizzazione dei lavori punta il sindacato, che vede in questa consuetudine un danno non solo di immagine ma anche di efficienza.
«Noi stiamo chiedendo ormai da lungo tempo che Ferrovie dello Stato, così come altre grandi aziende pubbliche nazionali, provvedano a favorire una internalizzazione di molti servizi, - afferma il segretario della Cisl Luigi Sbarra, - ridimensionare l'impatto che il privato ha su servizi pubblici importanti».
Per l'opposizione il responsabile del disagio però sarebbe lo stesso leader leghista. Perché la reazione a catena dei disservizi che hanno mandato in tilt il sistema ferroviario non è una novità. E Alleanza Verdi e Sinistra torna a chiedere le dimissioni di Salvini. «Da quando è al ministero dei Trasporti - spiega il senatore Tino Magni - abbiamo registrato oltre 27 interruzioni al giorno. Non possono essere un caso o la colpa di un chiodo. Ed è grave che di fronte alla giornata nera per i trasporti, Salvini scarichi la responsabilità sul chiodo che sarebbe stato malamente piazzato da un operaio di una ditta privata».
Il diretto interessato però non ci sta a fare da capro espiatorie e ribatte: «Nonostante il casino dovuto all'errore di quella ditta hanno viaggiato 500mila persone. Oggi sono aperti 1.100 cantieri, un numero impressionante, è normale che qualche rallentamento c'è, la scelta di non fare cantieri peserebbe su sicurezza e manutenzione».
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